mercoledì 29 agosto 2012

Il sottopasso

A Correggio c'è un sottopassaggio, metà pedonale metà ciclabile, che passa sotto la strada provinciale che unisce Carpi a Reggio Emilia.
Il sottopasso è un po' storto, sghembo. Gli edifici attorno, un condominio a dieci piani e l'ex-stazione ferroviaria ora diventata sede del comando dei vigili urbani, che ci sono da anni prima di lui, obbligano il sottopasso ad avere un'entrata e un'uscita asimmetriche, come le estremità di un brontosauro.
Così c'è gente in bici che, per precauzione, quando scende e ha preso velocità e si trova nel tunnel buio sotto la strada, nella pancia del brontosauro, impossibilitata nella visuale dal vialetto curvo e in salita che gli sta comparendo davanti, suona il campanello per avvertire gli altri, quelli che forse stanno scendendo dall'altra parte, per farsi sentire, perché loro, loro che son sotto nel tunnel, belli rapidi, loro stanno arrivando e stanno per risalire dove gli altri forse stanno incominciando a scendere.
Che è un bel gesto di civica convivialità.
C'è però della gente, e non solo i bambini, anzi, non sono pochi i vecchi a farlo, che, con la scusa della precauzione, smette di pedalare e comincia a suonare il campanello appena inizia il vialetto della discesa, e si vede che sotto la faccia attenta e seria, quella di quelli che voglion far le cose bene e in regola, questa gente è tutta contenta di star lì a scampanellare.
Ecco. Io vorrei essere sempre così.

lunedì 27 agosto 2012

Back to School 14: sbobinatura (parziale) di un'intervista


G.P.: 
La casa l’ha utilizzata un casino di volte, ma solo gli interni per non far sapere che è qui a C. sissìsì, già chiudono la strada eh, a tal degh, i vigili vengono e chiudono la strada, per il porno. Dopotutto è C.… 
[...]
Io non guardo mai la tv, quindi... Io non ho mai visto un cartone animato. Leggo? No niente. Io tutte le cose che possono succedere  nel mondo, sociale: zero. Non so quello che succede, chi campa, chi muore, chi distrugge, non me ne fotte un cazzo. Tanto nella vita si vive e si muore quindi… o prima o dopo… non ho pena per nessuno. Sai, è morto uno con l’incidente? Io neanche dico poverino. Come politica, tutte ‘ste cose qua, per me possono morire tutti in un giorno anche. L’Italia si da alla gioia.
[...]
Lui?! Non c’è dubbi che è bisessuale, Renato Zero. Nononono, assolutamente. Che se è bisex lui io chi devo essere? Camionista proprio di Maastricht. 
[...]
C’è la foto di mio padre perché mio padre è morto, mia madre è viva. Che poi non so com’è finito lì sopra, io non amo le foto dei parenti morti, però non lo so. Però non li guardo neanche. Perché mio padre, ti dico, per me è stato una persona importante, perché dopo tutto il putiferio  mi ha abbracciato e mi ha perdonato. Cioè mi ha chiesto scusa di tutto quello che aveva fatto. Non mi ha rifiutato per tutta la vita.
[...]
Anche le persone in coma vigile dopo che hanno 4 anni di coma poi alla fine, quando senti aprire la bocca, che ti parla, ti viene proprio una pelle d’oca bestiale,  perché non sai poi più che dire, che magari sai, il primo impatto, un coma vigile, sai che non sente, cioè non si sa se sente, o magari sai che non capisce, allora la prendi, la giri, la svolgi, fai tutto quello che vuoi, tanto è sempre un corpo morto, però poi nel momento in cui lei parla e ti guarda negli occhi, subito ti viene in mente Soccia, come l’ho girata con sgarbo, ti vengono tutte queste cose qua. 
[...]
Se a me già mi dicono a letto di che segno sei, a me mi smonta. O prima o dopo. Io la odio ‘sta cosa, oppure Come ti chiami? In una dark room cioè non puoi pretendere Come ti chiami, quanti anni hai, di che segno sei? In una dark room tiè, là, bona, trombiamo e via, ciao ciao. Che cazzo t’interessa il mio nome? Come lo stesso odio quelli che a fine rapporto chiedono Ti è piaciuto? Io quelli là li ucciderei. È proprio un disprezzo, perché le cose si fanno in due.
[...]
C. appena tu arrivi, vedi solo la bazzanese, ti blocchi. Faccio, c’è un paese diviso in due, già se non faccio morti… ma invece è molto bella, cioè ti trovi da dio. È piena di giovani, poi di una vita molto aperta, fan di tutto. Alla sera. Di giorno non li vedi, perché di giorno dormono,secondo me. Si lavora e fanno la vita proprio. Non è come noi del sud che… l’idea di lavorare e già siam fuori buttati, qua hanno tutto un altro modo di vita. Tu lo sai com’è la cultura loro, dei bolognesi no? Magari a Bologna ne trovi poco di bolognesi però… infatti son tutti fuori Bologna. 


Saluto e ringrazio G.P. per essersi fatto intervistare e L.B. per l'aiuto

venerdì 24 agosto 2012

Sinistrismi 11: il test definitivo

Lo so che ormai, giunti ormai oltre la fatidica soglia dei 10 post su argomento mancinistico, vi starete chiedendo, con impercettibile innalzamento della temperatura e imperlamento della cute vicino alle tempie: Sarò mica anch'io così?
Per togliervi la curiosità, per placare i vostri dubbi, ho esplorato la rete alla ricerca di un test definitivo per scoprire se siete come gli altri o siete come noi.
E ho letto che (tutto vero): c'è da guardare in un buco della serratura, indicare un punto preciso con un dito e chiudere un occhio alla volta, fare l'occhiolino, guardare attraverso un foro praticato al centro di un foglio, ascoltare da dietro una porta una conversazione privata, unire le mani, lanciare una palla e riprenderla, calciare una palla, fare una piroetta su se stessi,  incrociare le braccia, piegare la testa, mettersi contro un muro col tronco inclinato e le mani piatte sul muro e poi girarsi di scatto senza saltare (!), farsi venire il prurito al centro esatto della schiena.
Quindi se avete mezz'oretta libera, non siete all'aperto, avete una porta, un foglio, una palla, due persone (non di più) che parlano nella stanza accanto e l'invidiabile superpotere di farsi venire il prurito a comando, allora scoprirete se siete mancini o no.

Esiste però una versione short del test:
Con quale mano mandate a quel paese gli altri?
Scelto?
Fatto.



mercoledì 22 agosto 2012

I racconti nuvolari - storielle contro la dittatura del cielo terso

Non so se ve ne siete accorti, è da ferragosto che il cielo è vuoto, terso, altissimo da sembrare che non finisce più e a me viene in mente sempre quel verso: "Le ciel est triste et beau comme un grand autel - Il cielo è bello e triste come un immenso altare".
Anche per combattere questo "struggimento" da disoccupato in città, ho iniziato già da una settimana, mentre ci abbiamo pensato sopra per due o tre, ma qui ancora non l'avevo scritto, un progetto.
Una blogger, una collega, un'amica ha postato in rete foto di nuvole dicendo che ci avrebbe fatto un catalogo, io ho rilanciato dicendo che partendo dalle foto ci avrei scritto dei racconti.
Il blog che mi ospita, come ospite dell'estate, si chiama Alle Isole Svalbard ed è appunto della fotografa-scrivente-corista-dialettologa amatoriale Astrid Virili.
Oltretutto Astrid è friulana. Personalmente ho un debole per il tocai, e quando sono andato a un festival a Pordenone, considerando che ho contato quasi più bar che negozi, credo che anche i friulani abbiano lo stesso debole.
Quando Astrid mi ha lasciato le chiavi del blog mi son subito chiesto perché avesse scelto quel nome. Ho spulciato su internet e ho scoperto che alle Svalbard il governo norvegese custodisce in un bunker surgelato a prova di qualsiasi cataclisma naturale e artificiale, tutti i semi delle piante del mondo (cioè, tutti i semi delle nazioni che hanno aderito al progetto, che non è proprio la stessa cosa, ma la proposta è aperta a tutti).
Non so se Astrid ha scelto il nome del blog grazie a questa storia, ma voglio pensare di sì perché mi piace pensare che ci sia qualcuno, nel delirio sempre più vorticoso di internet e cybercomunicazione che ci circonda, che cerca di custodire alcuni semi per portarli oltre noi.
E quindi, se vi capita, se vi va, in questo agosto implacabile, dateci un occhio per vedere se alcuni semi che mi sono germogliati in testa alla vista delle foto sono come i vostri, ma anche no (che m'interessa di più):

1) Tre animali
2) La notte di Barbi-Gi-Chan
3) Proverbiale

lunedì 20 agosto 2012

Back to School 13: descrivi una cosa che sai fare


Il nodo margherita è una cosa che so fare e, anche se è anni che non lo faccio più, lo potrei fare qui, adesso, sul momento, con qualsiasi corda, filo o cavo.
L’ho imparato ai tempi dei boyscout(s). È il primo che mi è venuto in mente. Ne so tanti altri: il nodo Savoia, il cappio, il nodo inglese, quello a bocca di lupo, il barcaiolo, il nodo piano, il cappuccino, la gassa d’amante, che ha un nome strano eppure è semplicissimo, ma il margherita lo saprei fare subito, al volo, a occhi chiusi. A occhi chiusi, davvero.
Però a spiegarvelo mi ci perdo subito, perché non ho il lessico, le parole giuste, quelle da speciliasta, mentre sempre lo specialista, l’esperto, lo riconosci dalle parole strane che dice mentre parla di cose che tu chiami in un altro modo. Per esempio: l’idraulico dice miscelatore indicando il rubinetto. Io ero solo un copione, un imitatore. Stavo zitto, neanche ascoltavo le parole. Osservavo, facevo, disfavo e rifacevo di nuovo. Ho imparato così e quindi farò un po’ di fatica e forse vi perderete per strada mentre procedo, quindi se alla fine non sapete fare il nodo, non prendetevela, ve l'avevo detto (excusatio non petita).
Un’altra cosa è che il nodo margherita è considerato un nodo di accorciamento. Cioè: per tenere una corda in tensione, invece che tagliarla e riannodarla di nuovo, basta fare un nodo margherita. Più grande il nodo, più tesa rimane la corda e più regge il nodo.
Gli usi sono i più svariati ma di preferen il nodo margherita è un nodo da barche, da yacht, anche se ora che ci penso sono stato solo su traghetti e motoscafi, al massimo in pedalò.
Non so nemmeno perché si chiama così.
Comunque ora ci provo: Prendete la corda a metà. Fate come se doveste fare una Esse (S) e poi intorno alle due onde cercate di chiuderci la corda, di farci un giro intorno con i lembi liberi. Con le dita della mano preferita chiudete la curva per creare un arco, un'asola, un ovale rivolto verso l’alto poi con le dita dell’altra mano tenetelo fermo mentre con la mano di nuovo libera fate la stessa cosa ma alla rovescio, con l’arco a testa in giù. Poi coi lembi liberi della corda, uno per parte, fate un giro intorno all'arco, passando la corda sotto in modo da "strozzare" l'arco. Importante, il giro di corda per fermare l'arco deve concludersi sotto e non sopra a dove è cominciato, altrimenti il nodo scivola e si scioglie. Prendete veloci i due lembi  della corda e tirate. Ecco il nodo.
Quando ero ai boyscout c’era un mio amico che era bravissimo nel fare tutti quei tipi di nodi che vi ho detto sopra e altri ancora ma anch’io, dopo essermi impegnato tanto, gli ero arrivato vicino. In vista di una gara di nodi, annunciata più volte dai capi reparto, quell'anno per settimane ci eravamo allenati, a occhi chiusi, dietro la schiena, alcuni si possono fare anche con una mano sola. Piano piano eravamo entrati in un clima agonistico pressante ma  leale, come tra scacchisti o lottatori e c’era chi scommetteva le caramelle o le partite ai videogame nelle nostre sfide prima del grande giorno. Ma il giorno della gara entrambi ci ritrovammo impegnati in una partita di basket (e giocavamo pure nella stessa squadra), quindi la gara la vinse quello che in realtà, se noi fossimo rimasti lì e non fossimo andati, sarebbe di sicuro arrivato terzo in gara.
Ancora adesso sarei curioso di sapere come s’è sentito quel vincitore, che sapeva benissimo di esserlo per cause esterne, non certo per bravura sua. Avrà pensato di essere una persona fortunata e magari per qualche giorno ha creduto di essere meglio di noi, impegnati altrove? Oppure ha accettato la vittoria senza darci peso, come fosse per caso? Assenti i due grandi rivali, smarrito nella tensione tra noi due, forse avrà avvertito l’inutilità e il vuoto di quel momento, di quella vittoria. E sarà stato un perfetto nodo margherita, umano.


venerdì 17 agosto 2012

Sinistrismi 10: numi tutelari


Charlie Chaplin
Alessandro Magno
Greta Garbo
Jimi Hendrix
Wolfgang Amadeus Mozart
Cary Grant 
Frank Kafka
Robert DeNiro 
Bob Dylan
Julia Roberts 
Paul McCartney
Sylvester Stallone
Marilyn Monroe 
Diego Armando Maradona 
Nicole Kidman
Bruce Willis
Kermit, la rana
Kim Novak 
Emanuel Bach
Kurt Cobain
Keanu Reeves 
Whoopie Goldberg
Paul Simon
Carlo Magno
Robert Plant
Beethoven 
Gullit
Marcel Marceau
Valentino Rossi
Pelé -Edson Arantes do Nascimento
Aristotele
Mickey Rourke 
Benjamin Franklin
Bill Gates
Ayrton Senna de Silva
Kim Basinger 
Phil Collins
Billy the kid (fuorilegge)
Robert Redford
Caio Giulio Cesare
George Michael 
Demi Moore 
David Byrne
Fidel Castro
Fred Astaire
Christian Slater 
Ghandi  
Tom Cruise
Immanuel Kant 
Luke Perry
Jack lo squartatore

e alla fine anche lui


se non lo conoscete recuperate subito, partite da qui: http://www.zerocalcare.it/

lunedì 13 agosto 2012

Sinistrismi: special

Come ogni minoranza o sottoinsieme differenziato, abbiamo la nostra Festa: oggi.
Se conoscete mancini o ne trovate in circolazione scusatevi con loro per averli offesi in passato e dichiaratevi inferiori.

Back to School 12: descrivi tuo padre


Agosto 1992. Un caldo assurdo. Ho quasi tredici anni. Sono appena tornato da un campo estivo coi lupetti che subito mio papà, Franco, mi dice che adesso partiamo per raggiungere mia madre e mio fratellino al mare, a Cervia, o forse era Pinarella di Cervia. Tappa verso casa, metto giù lo zaino, la valigia me l’ha preparata già lui. “Andiamo in moto?” dico io. “Magari, ma la mamma non ci dormirebbe più” risponde. Mi piaceva andare in moto, sentire la velocità, piegarsi nelle curve, abbracciarlo forte perché tanto lui è forte e può reggere.

Ho comprato anche la moto, usata ma tenuta bene | 
Ho fatto il pieno in autostrada, prendo l’aria sulla faccia |

Mio Babbo adesso è quasi completamente calvo e gli piace stare rasato come Bruce Willis, dice lui, mentre da giovane aveva dei capelli lunghissimi, come i veri beat. Lo chiamavano lo Sgarbi simpatico ed è famoso in città per essere andato sedici volte al cinema a vedere Jesus Christ Superstar, ma a sentire altri sono diciassette o ventidue. A lui non lo chiedo più perché dice di non ricordarselo, e poi è più divertente così.  
Prima di partire mi regala un libro, è l’ultimo libro che mi regala, è anche il primo libro che mi regala da uomo a uomo. Suo padre mi ha regalato anni fa il Vecchio e il Mare. Lui ora mi regala Jurassic Park di Michael Crichton. È il mio primo libro da adulto ufficiale. Non contano più i libri dello zio sleggiucchiati di nascosto nel suo studiolo, che mi facevano venire le orecchie rosse. Ora ho un libro da grandi, da adulti tra le mani e mi piace il suo peso, la sua dimensione. Non credo nemmeno di averlo finito. Ma ormai ero un adulto sia che lo leggessi, sia che lo prestassi a mio babbo.

Son partito da Bologna, con le luci della sera | 
Forse tu mi stai aspettando, mentre io  attraverso il mondo |

Papà durante il viaggio mi aggiorna, su come stanno la mamma e Matteo, mio fratello, al mare, come stanno i nonni, cos’è successo di strano a Carpi in quei giorni, le novità, e sinceramente non le ricordo, ricordo solo che non ha parlato di sé, di questi giorni da solo a casa. Senza nessuno, a badare al giardino, ai gatti, alla casa. Si sarà sentito libero? Mio papà è buono, comprensivo, cerca sempre di farci andare d’accordo tutti in famiglia, ma è molto riservato. Lo capisci dai silenzi cosa vuole dirti. E l’ho imparato, tardi forse, ma l’ho imparato. Per radio il pezzo dell’estate è di uno col mio stesso nome.

Mare, mare mare, ma che voglia di arrivare lì | 
Da te, da te, sto accelerando e adesso ormai ti prendo | 
Mare, mare mare, sai che ognuno c’ha il suo mare dentro il cuore, | 
Sì… e ogni tanto gli fa sentire l’onda |

Nei normali silenzi del viaggio imparo tutta la canzone, e quando parla del mare dentro di sé io capisco cosa vuol dire, l’ho già sentito quel mare che ti rimescola tutto dentro, che ti scombina e poi ci metti un bel po’ a parlare. E anche la scena dopo.

Son finito qui sul molo, a parlare all’infinito | 
Le ragazze che sghignazzano, mi fan sentire solo | 
Sì, ma cosa son venuto a fare, ho già un sonno da morire 

Ma mio papà, lui si che ha un bel motivo per arrivare al mare, glielo leggo da sotto gli occhiali da sole e non vedo l’ora di averla anch’io da grande. Una persona speciale, un mare gemello, speciale, dove poter giocare alle maree e finire che non capisci più dov’è il suo mare e il tuo. Intanto posso leggere Crichton o far parlare il mio mare dentro col mare grande, chiedendo consigli.


Questo compito mi ricorda che son passati 20 anni da quel viaggio, che il mare gemello l'ho trovato e che qualcosa di me allora dodicenne è ancora fermo là.

venerdì 10 agosto 2012

Sinistrismi 9 bis

Ho sempre odiato le pagine sinistre dei libri, sopratutto quando li hai appena cominciati. Con i libri elettronici ho risolto, per me son tutte destre. Se avete il problema opposto potete decidere che sian tutte sinistre: è uguale. (Destino cinico e baro: guarda un po' dove mi tocca stare.)
Bonino Alessandro, Questo non è un ebook: 5+1 lezioni semiserie sui libri digitali, Bookrepubblic, 2011, pag. 10 (quindi sinistra) dell'edizione cartacea

lunedì 6 agosto 2012

Back to School 11: I soprannomi


Ciquta con la q: fin dalle medie chiamiamo così E., per due motivi: faceva e continua a fare battute infelici, così tristi da farti pensare al suicidio e perché a calcio non è proprio un asso per via dei famosi piedi a banana, banana ciquita.

Il suo compagno di banco diceva sempre che assomigliava al bambino che nel cartone animato segue gli incontri dell’Uomo Tigre, Kenta, ma il nome è rimasto storpiato da una ripetizione: Kenka.

A. era a una festa di matrimonio ma non era proprio in giornata. Se adori l’indie anni ’90, ti senti un prolet tradito dal Partito e veneri il cotechino al punto da organizzare pranzi di natale a ferragosto, è facile non sentirti in giornata. Prima di cominciare a metter su i dischi in onore degli sposi si presentò agli invitati: Dj Amarezza.

G. suona in un gruppo, un power trio di hardcore, AccaCì (HC) vecchio stile, per chi se ne intende; ed è vegetariano: il soprannome non so chi glie l’ha dato ma lui continua ad essere Acca-Capra per tutti. Capra per i più intimi…

S. era convinto che quella sera a Monaco l’avrebbe fatto, tutti i suoi compagni di classe e quelli più grandi glielo dicevano da tutta la sera. Aveva bevuto ettolitri di birra bavarese, come tutti d’altronde, e nell’ultimo barlume di lucidità pensò alle precauzioni: preservativi dal distributore dell’hotel. Sicuro e ringalluzzito, con in mano il lasciapassare per il suo primo rapporto sessuale, raggiunse la sua preda, le si parò davanti, la guardò carico di desiderio e tra gli astanti persi in danze alcoliche gridò: “Io ti scopo!”  Dal giorno dopo S. era diventato Billy-Boy, la marca del profilattico.

Ai boy-scout di Carpi venivano due che non erano proprio di Carpi ma di Fossoli, paesino ormai inglobato nella city, eppure ancora depositario di alcune tradizioni e usanze tipiche. Uno dei due, a sedici anni, era talmente peloso da farti pensare che la sua pelle stesse in ombra anche al sole. Il nome giusto per quel caso estremo d’irsutismo fu Pippo. L’altro di conseguenza divenne Pluto.

Il mio migliore amico di cognome fa B. ed è andato al liceo a Correggio. Prendevamo insieme la corriera e a Santa Croce saltava sempre su il suo compagno di banco che per quasi due anni ebbe una voce sgradevole, acuta, molto stridula. I più grandi ci spiegavano che era “la crescita”, il cambio di voce nel passaggio da ragazzino a uomo, per i suoi compagni invece quell’anomalia aveva un nome più esotico, più pop, più catodico: lui era Kermit la rana del Muppet show. Il mio amico, per la proprietà transitiva e per assonanze nel cognome divenne Gonzo.

venerdì 3 agosto 2012

Sinistrismi 9

Noi siamo la vostra fine.
Fateci caso. Aprite un libro. Uno a caso. Dove comincia, la storia? Lasciate perdere colophon, sommario, prefazione... Dove cominicia? Nella pagina a destra, nel verso.
Sempre.
E dove finisce, la storia (se non è impaginato da bestia, oppure è di una casa editrice che punta al risparmio, s'intende)?
Nella pagina a sinistra.
Siamo la vostra Omega.