lunedì 30 dicembre 2013

La lista del lunedì: libri letti nel 2013


Michail Bulgakov, Morfina, Passigli

Robert Louis Stevenson, L'Arte della scrittura, Mattioli 1885

Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi

:duepunti, Fare libri oggi 2.0. Essere editori oggi, :duepunti edizioni

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, Guanda

Cesare Zavattini, Parliamo tanto di me, Bompiani

Cesare Zavattini, I poveri sono matti, Bompiani

Cesare Zavattini, Io sono il diavolo, Bompiani

Ilja Ehrenburg, Viaggio attraverso la giungla d'Europa, E. GI. TI.

Raymond Carver, Il mestiere di scrivere, Einaudi

Ugo Cornia, Scritti d'impegno incivile, Quodlibet

Giuseppe Ferrandino, Pericle il nero, Adelphi

Azael, Favola d'amore triste per malati di mente, autoprodotto

Fulvio e Carla Abate, Le avventure di Super Trappi, :duepunti edizioni

Marino Magliani, La ricerca del legname, :duepunti edizioni

Vanni Santoni, Tutti i ragni, :duepunti edizioni

W. H. Auden, La verità, vi prego, sull'amore, Adelphi

Guillaume Apollinaire, Bestiario o Corteggio d'Orfeo, Guanda

Viktor Sklovskij, La mossa del cavallo, De Donato

Viktor Sklovskij, Il mestiere dello scrittore e la sua tecnica, Liberal Libri

Friedrich Durrenmatt, I racconti, Feltrinelli

Leonardo Tondelli, La Scossa, Chiarelettere

Diecimila.me, Non potevo aspettare che morissi per rifarmi una vita, Amazon

AA. VV., Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, Einaudi

Vasile Ernu, Nato in Urss, Hacca

Giovanni Previdi, Due fettine di salame, poesie, Quodlibet

Dashiell Hammett, Continental Op, Mondadori

Cornell Woolrich, Per l'ultima volta Kathleen, Mondadori

Sandro Campani, Terra nera, Rizzoli

Francesca Scotti, L'origine della distanza, Terre di mezzo

Silvio D'Arzo, L'uomo che camminava per le strade, Quodlibet

Silvio D'Arzo, L'Osteria, Quodlibet

Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo, Einaudi

Diego Fusaro, Coraggio, Raffaello Cortina

Jack London, La classica faccia da pugile, Mattioli 1885

AA. VV., In territorio nemico, Minimum fax

Renata Viganò, L'Agnese va a morire, Einaudi

Joseph Roth, La leggenda del Santo bevitore, Edizioni Clichy

Giovanni Civa, La ragione va agli asini e secondo me ciò ragione, Sensoinverso edizioni

Luigi Malerba, La scoperta dell'alfabeto, Einaudi

Carlo Lucarelli, Carta bianca, Sellerio

Goffredo Parise, Sillabari, Adelphi

Venedikt Eroféev, Mosca-Petuskì e altre opere, Feltrinelli

Massimo Carlotto, Arrivederci amore ciao, Edizioni e/o

Senofonte, Anabasi, Quodlibet

Emilio Lussu, La marcia su Roma e dintorni, Einaudi

Emilio Lussu, Teoria dell'insurrezione, Gwynplaine edizioni

Dafne D'Angelo, Non c'è pace tra i mattoni, Montag edizioni

Wu Ming 2, Basta uno sparo, Transeuropa

Eric Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori

Bohumil Hrabal, Treni strettamente sorvegliati, Edizioni e/o

Fred Uhlman, L'amico ritrovato, Feltrinelli

Paola Soriga, Dove finisce Roma, Einaudi

poi basta, per quest'anno.

lunedì 23 dicembre 2013

Good Morning Kafka! (8)

La Passeggiata Improvvisa

Alla sera, quando si crede di aver definitivamente deciso di restare a casa, ci si è messa la veste da camera, ci si è seduti alla tavola illuminata, dopo aver iniziato quella lettura o quel passatempo, alla fine del quale si va a letto, mentre fuori c'è un tempo poco invitante che rende quasi scontata l'idea di restare a casa, quando ci si è trattenuti già molto a tavola che l'andarsene dovrebbe provocare un po' di stupore in tutti, quando le scale son già al buio e il portone è sprangato, quando nonostante tutto questo ci si alza dalla sedia come per un piccolo fastidio, ci si toglie la veste, si compare pronti per uscire, si dichiara di dover andare fuori, e dopo un breve saluto lo si fa, e, a seconda della velocità con cui si sbatte la porta, si crede di aver suscitato più o meno risentimento, quando ci si trova in strada coi muscoli con precisa scioltezza a questa ormai inaspettata libertà, quando grazie a questa decisione si sente in sé qualsiasi capacità di decisione, quando con un senso di convinzione profondo si comprendo di avere più forza che bisogno di produrre e sopportare con facilità il mutamento più rapido, quando in questo stato si corre per gli stradoni, allora, per quella sera, si è completamente usciti dalla propria famiglia, che si perde nel vuoto, mentre la nostra personalità raggiunge la sua vera immagine, ferma, nera nel contorno.
E tutto si rafforza ancora di più se, a quella tarda ora, si cerca un amico, per vedere come sta. 

lunedì 16 dicembre 2013

Good Morning Kafka! (7)

La Finestrina


Chi vive lassù, in alto, abbandonato e pur vorrebbe ogni tanto mantenere in qualche modo un rapporto col prossimo, chi, tenendo presente i mutamenti della giornata, del tempo, delle relazioni professionali e cose simili, vuol vedere comunque un qualsiasi braccio a cui potersi attaccare non potrà fare a meno, per moltissimo tempo, di una finestrina. E anche se proprio non avesse bisogno di niente e si avviasse verso il davanzale come un uomo stanco, levando continuamente gli occhi dalla terra al cielo, e anche non volesse e se ne stesse con la testa un po' spostata all'indietro, comunque i cavalli lo trascinerebbero giù con loro nella interminabile sequenza delle vetture e nel fracasso e così finalmente dentro la concordia umana.

lunedì 9 dicembre 2013

Good Morning Kafka! (6)

Vita in Comune

Siamo cinque amici, una volta siamo usciti da una casa uno dopo l'altro, il primo esce e si mette vicino alla porta, poi viene o meglio, scivola fuori come una pallina di mercurio, il secondo e si mette poco lontano dal primo, poi sguscia fuori il terzo, poi il quarto, e alla fine il quinto. Alla fine eravamo tutti in fila. La gente per strada se n'era accorta e indicandoci diceva: quei cinque sono appena usciti poco fa da quella casa.
Da allora viviamo insieme, e sarebbe anche una vita pacifica, se non s'immischiasse sempre un sesto. Per carità, non ci fa niente di male; ma ci dà fastidio,e non è poco. Perchè s'intrufola dove non lo si desidera? Non lo conosciamo e non vogliamo accoglierlo tra di noi. È vero, anche noi cinque non ci conoscevamo prima e, a dirla tutta, non ci conosciamo nemmeno adesso. Ma ciò che per noi cinque è possibile e tollerato, per quel sesto non è possibile e non viene accettato. E poi siamo in cinque e non vogliamo essere in sei. 
In generale, che senso può avere questo stare continuamente insieme? Non ha senso nemmeno per noi cinque, ma oramai siamo insieme e ci rimaniamo; non vogliamo però un'aggiunta, un di più, sulla base delle nostre esperienze, mica per altro. Ma come facciamo a farlo capire al sesto? Lunghe discussioni sembrerebbero già quasi accoglierlo nel nostro gruppo; preferiamo non dare spiegazioni e non accoglierlo. Per quanto stiri le labbra e strizzi gli occhi, noi cinque lo respingiamo coi gomiti, ma per quanto lo respingiamo, lui torna sempre.

lunedì 2 dicembre 2013

Good Morning Kafka! (5)

Il Nuovo Avvocato

Abbiamo un nuovo avvocato qui in ufficio, il dottor Bucefalo. Il suo aspetto ora ricorda pochissimo il tempo in cui era ancora il cavallo da battaglia di Alessandro Magno. Però chi ha l'occhio allenato, può cogliere certi particolari. Infatti, poche ore fa, ho visto sullo scalone come anche un semplice usciere di tribunale, con lo sguardo d'intenditore tipico di frequenta le corse, ma con moderazione, possa apprezzare il nostro nuovo avvocato che, passo sonante e alte le gambe al petto, saliva un gradino dopo l'altro.
In genere, il foro accetta l'ammissione di Bucefalo. Con magnanima lungimiranza si sostiene che l'avvocato, dato l'attuale ordinamento della società, si trovi in una situazione difficile e pertanto, oltre che per il posto che occupa nella storia del mondo, merita da parte di tutti una certa benevolenza. Oggi – non lo si può negare – non esiste alcun Alessandro Magno. Certo, ci sono molti che sanno uccidere; e c'è ancora qualcuno che ha l'abilità di colpire con la lancia l'amico dall'altra parte della tavola durante un banchetto; e per molti la Macedonia è ancora troppo piccola ma nessuno, nessuno, sa guidare le armate verso l'India. Già allora le porte dell'India erano irraggiungibili, ma oggi quelle porte sono da tutt'altra parte, spostate più in alto e più lontane; nessuno indica la direzione giusta; molti impugnano spade ma solo per agitarle, e lo sguardo, che vorrebbe seguirle, si perde.
Forse per questo è meglio fare come ha fatto Bucefalo, e sprofondarsi nei codici. Libero, senza più il peso del cavaliere sulla groppa, lontano dai clamori delle battaglie di Alessandro, sotto una quieta lampada, l'avvocato legge e volta le pagine dei nostri antichi libri.

lunedì 25 novembre 2013

Good Morning Kafka! (4)

Il Prossimo Villaggio

Mio nonno diceva sempre: «La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si raggrinza a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a capire come possa un giovane decidersi ad andare a cavallo fino al prossimo villaggio senza temere che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge una vita comune e felice, possa bastare anche in minima parte a una simile cavalcata».

lunedì 18 novembre 2013

Good Morning Kafka! (3)

Poseidone

Poseidone era seduto al suo tavolo di lavoro e faceva i conti. 
L'amministrazione di tutte le acque gli procurava una mole immensa di cose da fare. Avrebbe potuto trovare validi aiuti e ne aveva già moltissimi, ma prendeva molto sul serio il suo ufficio, e alla fine rifaceva da solo tutti i conti, rendendo inutili gli sforzi di chi lo aiutava.
Non si può dire che questo lavoro gli procurasse piacere, lo eseguiva soltanto perché gli era stato imposto. Anzi più volte aveva chiesto, diceva lui, un lavoro più allegro, ma ogni volta che gli facevano offerte diverse, finiva sempre per sentirsi più adatto al ruolo che gli era stato assegnato. Non si poteva certo assegnargli un determinato mare, ad esempio il mar nero; a parte che anche qui la parte contabile era sempre presente, solo più meschina, il grande Poseidone non poteva avere altro che un posto di controllo, dirigenziale. E quando gli si offriva un posto fuori dall'acqua, la sola idea lo faceva star male, l'afflato divino si scompigliava, il bronzeo torace si comprimeva. D'altra parte le sue lamentele non erano prese sul serio; quando un potente assilla, bisogna fingere di accontentarlo anche nei casi più disperati; e nessuno osava immaginare di esonerarlo dal suo ufficio poiché fin dalle origini era stato destinato a fare il dio dei mari e così bisognava continuare.
Si irritava sopratutto, e questa era il principale motivo di malcontento lavorativo, quando gli riferivano l'idea che la gente si faceva di lui, raggiante, regale, a cavallo delle onde, armato di tridente e corona di corallo. Invece lui se ne stava tutto il tempo negli abissi, sempre a far conti. Una rapida convocazione ogni tanto alla sede di Giove  era l'unica interruzione a quella quotidiana monotonia, anche se da quelle brevi escursioni ritornava per lo più furibondo. Così  per la fretta di salire all'Olimpo i mari li vedeva appena di sfuggita e percorsi nella loro interezza non lo aveva fatto mai. Diceva sempre che per farlo aspettava la fine del mondo; era sicuro infatti che, nell'imminenza della fine, dopo aver riscontrato l'ultimo calcolo, avrebbe trovato un momento per fare in fretta un piccolo tour.

lunedì 11 novembre 2013

Good Morning Kafka! (2)

Favoletta
 
 
"Ahimè" disse il topo "il mondo diventa ogni giorno più stretto. Prima era così largo che mi faceva quasi paura, correvo ed ero felice di vedere alla fine spuntare muri a destra e sinistra in lontananza, ma ora questi lunghi muri si avvicinano tra loro così in fretta che sono già nell'ultima stanza e lì, nell'angolo, c'è la trappola nella quale cadrò."
"Non hai che da correre dall'altra parte" disse il gatto, e se lo mangiò.
 

lunedì 4 novembre 2013

Good Morning Kafka! (1)

La Gita in Montagna

"Non lo so" dissi quasi senza voce " non lo so. Se nessuno viene, non viene nessuno, appunto. Io, c'è da dire, non ho fatto male mai a nessuno e nessuno l'ha mai fatto a me, però non c'è chi mi voglia aiutare. Proprio nessuno. Ma non è così. Solo che nessuno mi aiuta, altrimenti proprio Nessuno sarebbe bello. E farei di buon grado - perché no? - una gita in compagnia di tanti Nessuno. Naturalmente in montagna, non è vero? Già li vedo questi Nessuno che si accalcano uno sull'altro con tutte quelle braccia intrecciate e allungate di traverso, e quei piedi, divisi appena da piccoli passi.
Sia chiaro, sono tutti in frac.
Andiamo così alla buona, il vento passa tra le fessure che lasciamo mentre scaliamo compatti. Testa, polmoni, gambe, anche il collo si sente più libero in mezzo ai monti! È un miracolose non si canta."

Questa nuova rubrichetta, che ci accompagnerà fino alla fine dell'anno, ha due propositi: 
a) farvi fare un sorriso muto di lunedì mattina
b) ribadire ancora una volta (altri più bravi di me l'hanno già spiegato) che l'aggettivo Kafkiano comprende anche situazioni umoristiche, affettuose e molto umane, come la vita di Kafka appunto.

lunedì 16 settembre 2013

Strane

È la parola, e io ripeto, non chiedo di più. Niente al mondo è più bello che scrivere. Anche male. Anche in fondo da far ridere alla gente. L'unica cosa che so è forse questa.
Già che ci sono, piuttosto, vorrei augurare a ogni uomo dopo aver fatto tutti i mestieri del mondo, di arrivare un giorno a scrivere un grosso romanzo (bello o no poco importa: affare suo: semplicemente questione di stella): di impiegarci due anni e anche tre o magari anche un bel pezzo di vita. Ma lo dico sul serio: non ho la minima idea di scherzare. Tutti gli uomini tra i trenta e i quaranta, non dovrebbero poi far così male a fermarsi un momento: poi guardarsi e guardare anche gli altri e scrivere un grosso romanzo col più gran numero di personaggi possibili. Ne varrebbe la pena, direi. Moltissime cose, suppongo, e magari anche i soldi e l'amore e il desiderio di vincere e il gelo della delusione, non dovrebbero poi avere più una così ossessiva importanza. Forse tutto questo è chiarissimo e neanche c'era bisogno di dirlo: o forse anche no. Mi dispiace. Quel che importa a ogni modo è che anche adesso non ho la minima idea di scherzare o anche peggio di fare lo strano. Strane, in fondo, da fare quasi paura, sono solo le cose assolutamente normali.

(Silvio D'Arzo, Prefazione a Nostro Lunedì in L'uomo che camminava per le strade, Quodlibet, 1993, pg. 10)
 

lunedì 12 agosto 2013

La lista del lunedì: la lista della spesa

In questo agosto anomalo, di spiagge deserte e gente che resta in città, chiudo questa rubrica (anche se mai dire mai) e come il mago che svela i suoi trucchi, vi svelo l'archetipo della rubrica trovato per strada e ispiratore dei suoi discendenti: la lista della spesa. La cosa più bella di questa lista è che scorrendola ti si va a ricreare in testa la sagoma del suo sbadato possessore, uomo o donna che sia.
(trascrizione fedelissima)

- latte
- caffé
- keciap
- caramelle miele
- uova
- cipolle rosa schiacciate
- peperoni gialli
- aglio
- capitan fiordilatte
- sottilette crek
- piadine
- pane filone
- pane tolosa
- pane fette
- obesiti
- colestat
- grissini integrali
- acqua naturale
- radicchi
- 1 filetto maiale
- sapone mani
- pecorino
- pancetta
- noccioline americane
- chinotti.


Buone vacanze, e tanti chinotti, a tutti.

lunedì 5 agosto 2013

La lista del lunedì: quella bella dozzina per un pugno di euri

I libri che trovate qui sotto li ho scovati in tre biblioteche comunali del circondario alla modica cifra di 1 euro a libro. Tutti lasciti e donazioni di cittadini alla loro biblioteca, tutti doppioni ed edizioni vetuste di titoli già presenti sugli scaffali. Chiamatela pure concorrenza sleale ma è il miglior modo lecito per mettere le mani su alcuni titoli ormai introvabili:

  1. William Least Heat-Moon, Prateria: una mappa in profondità, Einaudi, 1994
  2. Anna Langfus, L'estranea, Feltrinelli, 1963
  3. Renata Viganò, L'agnese va a morire, Einaudi, 1972
  4. Joseph Wambaugh, La cupola splendente, BUR, 1986
  5. Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo, traduzione di Francesca Sanvitale, Einaudi, 1989
  6. Philip Roth, Lamento di Portnoy, Bompiani, 1970
  7. Alvar Nunez Cabeza De Vaca, Naufragi, Einaudi, 1989
  8. Edgar A. Poe, Le avventure di Gordon Pym, L'unità/Mondadori, 1992
  9. Cornell Woolrich, L'incubo nero, Mondadori, 1979
  10. Henry Miller, Tropico del cancro, Feltrinelli, 1973
  11. Olvier Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, 2001
  12. Antonia S. Byatt, La torre di Babele, Einaudi, 1997.

martedì 25 giugno 2013

Back to school 15: una cosa molto difficile


"Il vero abbiccì della letteratura consiste in questo, nell'imparare a descrivere le cose, i processi;  per esempio, è molto difficile descrivere a sole parole, senza disegno di sorta, come si fa un nodo con una corda" (Il mestiere dello scrittore e la sua tecnica, Viktor Sklovskij, Firenze, Liberal Libri, 1999) 


Il nodo margherita è una cosa che so fare e, anche se è anni che non ci provo più, lo potrei fare di nuovo, qui, sul momento, con qualsiasi filo.
È il primo nodo che mi è venuto in mente. Ne so tanti altri: il nodo Savoia, il cappio, il nodo inglese, quello a bocca di lupo, il barcaiolo, il nodo piano, il cappuccino, la gassa d’amante, che ha un nome strano eppure è semplicissimo, ma il nodo margherita lo saprei fare a occhi chiusi adesso.
Lo sapevo fare a occhi chiusi, per davvero.
Però a spiegarvelo mi ci perdo subito, perché non ho il lessico, le parole giuste, i termini esatti mentre lo specialista, l’esperto, lo riconosci sempre dalle parole un po' difficili che dice mentre parla di cose che tu chiami in un altro modo. 
Per esempio, l'altro giorno avevo in casa un idraulico che mi montava un rubinetto. Quando ha finito sulla fattura c'ha scritto 1 miscelatore, e io credevo che m'avesse montato una roba diversa da quella che volevo. Allora ho aspettato che uscisse dall'uscio e poi sono andato a guardarlo bene. Era un rubinetto ma lui lo chiamava così, miscelatore. Anche se non mischia niente, direi...
Comunque, quando c'era da fare i nodi, io ero solo un copione, stavo zitto, tutto occhi, neanche ascoltavo. Guardavo, provavo, scioglievo e rifacevo di nuovo. Ho imparato così, copiando, e quindi farò un po’ di fatica e forse vi perderete per strada mentre procedo.
Ma prima di spiegarvelo, un’altra cosa c'è da dire: il nodo margherita è considerato un nodo di accorciamento. Cioè: per tenere una corda in tensione, invece che tagliarla e riannodarla di nuovo, basta fare un nodo margherita. Più grande il nodo, più tesa rimane la corda e più regge il legame.
Anche se, ora che ci penso, il nodo margherita è un nodo da barche a vela, mentre io son sempre stato solo su traghetti, motoscafi, al massimo pedalò. 
Non so nemmeno perché si chiama così.
Non credo che c'entri la regina anche stavolta, come per la pizza.
Comunque ora ci provo: Prendete la metà di una corda.  Prendete i due lembi estremi e piegateli uno in un verso e uno in un altro. La corda ora è come una Esse gigante e schiacciata. Con le dita della mano preferita prendete uno dei due lembi finali della corda, passate il lembo e fateci un giro e passate dentro al vostro stesso giro col lembo, facendo passare il lembo sotto il giro di corda poi tirate un po' il lembo verso l'alto sopra al giro di corda, dovreste avere creato una specie di cappio.  Ora rifate la stessa operazione a rovescio, con l'altro lembo andando a formare un cappio con l'altra parte dellla Esse gigante. Importante: ricordatevi di tenere leggermente in tiro il cappio superiore mentre state facendo quello inferiore altrimenti si scioglie. Il nodo margherita è un nodo di tensione, un nodo che cede quando una o entrambe le forze che lo tirano scompaiono.
Quando avete fatto anche sotto, prendete veloci i due lembi  della corda e tirate. Ecco il nodo.
Questo nodo l'ho imparato ai boyscout.
Quando ero ai boyscout c’era un mio amico che era bravissimo nel fare tutti quei tipi di nodi e altri ancora. Anch’io, dopo essermi impegnato tanto, gli ero arrivato vicino. I capiscout avevano più volte detto che ci sarebbe stata la gara di nodi e quell'anno ci eravamo allenati insieme per settimane. Alcuni si possono fare anche con una mano sola. Piano piano eravamo entrati in un clima agonistico pressante ma  leale, come tra scacchisti e c’era già chi scommetteva i paciughi o i gettoni ai videogiochi prima del grande giorno. Ma il giorno della gara entrambi ci ritrovammo impegnati in una partita di basket (e giocavamo pure nella stessa squadra), quindi la gara la vinse quello che in realtà, se noi fossimo rimasti lì e non fossimo andati, sarebbe di sicuro arrivato terzo.
Come dice il proverbio: tra i due litiganti, il terzo gode.
Eppure ancora adesso sarei curioso di sapere come s’è sentito quel vincitore di una gara senza i veri campioni. Avrà pensato di essere una persona fortunata e magari per qualche giorno si è crogiolato in quest’illusione? Oppure ha accettato la vittoria senza darci peso, come fosse per caso? Assenti i due grandi rivali forse avrà avvertito l’inutilità e il vuoto di quella vittoria. E sarà stato un perfetto nodo margherita umano.

Questo compito l'ho svolto per una bella rivista chiamata Tante Belle Cose che tra i temi del primo numero proponeva la descrizione di una cosa che si sa fare.
Ovviamente all'epoca del racconto, due anni fa, ero totalmente ignaro del consiglio che trovate in apertura. A volte, a me capita spesso a dirla tutta, uno si complica la vita da solo, meno male che almeno ci sono i libri a dirtelo.

lunedì 20 maggio 2013

La lista del lunedì: un anno di cose sulla Luna

Domani il blog fa un anno e per una volta anticipo la lista.
Non ho mai letto Freud ma tanta gente mi dice, oltre che dovrei leggerlo, che lui sostiene che se mi dimentico qualche cosa da qualche parte vuol dire che non la volevo più, che non ne avevo più bisogno e il mio cervello ha volutamente accantonato quella cosa.
Ma secondo me non è vero.
Io alle poche cose che ho perso nell'arco di quest'anno ero molto legato, e siccome me le sono segnate per bene, eccovi la lista delle mie cose che, chissà, forse come le cose dell'Ariosto, sono finite sulla Luna:

- un borsalino scozzese, color verde, grigio e marrone con linee rosse e blu, usato o vintage come si dice adesso. Ricordo benissimo il giro di tutte le bancarelle in montagnola a Bologna un autunno di molti anni fa, in compagnia di un'amica comune che mi parlava di te e alla fine della giornata l'unico cappello che mi piaceva era anche l'unico della mia taglia. L'ultimo ricordo che ho di lui è che l'ho lanciato in fondo alla macchina mentre guidavo e ridevamo per qualche dialogo surreale che avevi captato nel centro estetico.

- un frisbee calibrato, peso centosettantacinque grammi. "Da campionati del mondo. Mi hanno detto che li fanno a Rimini ogni anno." mi aveva detto quello che me l'ha venduto alla città del Sole. Ed era giallo, bello rotondo e grande come il sole di giugno. L'avevo testato perfino sulla lunghezza della piazza grande. Un tiro impossibile ma davo la colpa a me, lui, il frisbee ce l'avrebbe fatta se fosse stato lanciato da quei campioni che si trovano a Rimini ogni anno. L'avevo portato con me in Catalogna, quando siamo andati a trovare i tuoi amici che si sposavano. Eravamo una trentina, noi emiliani, e ci riconoscevano subito, mica per le facce o per come eravam vestiti ma perché la fattoria educativa dove abbiamo festeggiato gli sposi per tre giorni era bellissima, piena di animali, e di verde, e c'era pure un campo da calcio (dove con onore abbiamo strappato una vittoria in rimonta cinque a quattro) ma proprio lì  accanto passava una galleria della TAV spagnola: un treno velocissimo e roboante, ogni tre ore circa. Noi emiliani cercavamo di restare sereni, ma i primi due secondi, quelli del rombo, avevamo tutti le facce di chi sta per essere investito sulle strisce pedonali.
Il frisbee l'ho lasciato a disposizione di tutti. Una mattina era scomparso. Forse adesso se lo stanno lanciando lo gnu e lo struzzo.

- una piuma di fagiana (è una piuma di media grandezza, marroncina, bianca e beige) che ho visto lanciarsi e sfracellarsi sotto una multipla davanti a me (l'ho citata in questa lista qua). Ce l'avevo in macchina quando ci hanno chiamati dall'ospedale per dirci che era ora, e ricordo benissimo di averla presa con me, per donarla, per metterla tra le mani del nonno, cacciatore nato, augurandogli il Walhalla al posto di un paradiso per astemi e non fumatori.
Ricordo tutto di quel giorno, dei giorni prima, dei giorni dopo, delle notti.
Ho tutto di quei giorni, ma quella piuma non c'è più.

lunedì 6 maggio 2013

La lista del lunedì: A parità di merito


Le categorie di cittadini che nei pubblici concorsi hanno preferenza a parità di merito e a parità di titoli sono appresso elencate. A parità di merito i titoli di preferenza sono:

1. Gli insigniti di medaglia al valor militare;
2. I mutilati ed invalidi di guerra ex-combattenti;
3. I mutilati ed invalidi per fatto di guerra;
4. I mutilati ed invalidi per servizio nel settore pubblico e privato;
5. Gli orfani di guerra;
6. Gli orfani dei caduti per fatto di guerra;
7. Gli orfani dei caduti per servizio nel settore pubblico e privato;
8. I feriti in combattimento;
9. Gli insigniti di croce di guerra o di altra attestazione speciale di merito di guerra, nonché i capi di famiglie numerose;
10. I figli dei mutilati e degli invalidi di guerra ex-combattenti;
11. I figli dei mutilati e degli invalidi per fatto di guerra;
12. I figli dei mutilati e degli invalidi per servizio nel settore pubblico e privato;
13. I genitori vedovi non risposati e le sorelle ed i fratelli vedovi o non sposati dei caduti in guerra;
14. I genitori vedovi non risposati e le sorelle ed i fratelli vedovi o non sposati dei caduti per fatto di guerra;
15. I genitori vedovi non risposati e le sorelle e i fratelli vedovi o non sposati dei caduti per servizio nel settore pubblico e privato;
16. Coloro che abbiano prestato servizio militare come combattenti;
17. Coloro che abbiano prestato lodevole servizio a qualunque titolo, per non meno di un anno
nell’amministrazione che ha indetto la selezione;
18. I coniugati e i non coniugati con riguardo al numero dei figli a carico;
19. Gli invalidi ed i mutilati civili;
20. Militari volontari delle Forze Armate congedati senza demerito al termine della ferma o rafferma.

Le persone al punto 19 non riesco a immaginarmele se non graffettate alla scrivania o imprigionate nella fotocopiatrice, ma so che sbaglio.
Fare una graduatoria delle persone al punto 8 con tanto di visita medica davanti alla commissione esaminatrice sarebbe formalmente corretto, un pochino surreale e certamente grottesco,  ma tanto sono quelle al punto 17 quelle che ti fregano.

giovedì 25 aprile 2013

La lista del lunedì (speciale): Nomi di battaglia

In occasione del 25 Aprile, sfogliando le schede della Brigata Aristide, operante tra Carpi, Novi, Fossoli, Migliarina, Budrione, Rovereto sul Secchia e Cortile vi propongo una lista particolare, di 68 nomi, in onore dei 68 anni dalla Liberazione:

Fedora
Zorro
Gaudì
Birra
Bomba
Rufus
Fragranza
Caronte
Mirta
Darvin
Bello
Caruso
Volpe
Kira
Vespuccia
Tell
Sputafuoco
Benur
Panico
Vivianna
Ermes
Panòcia (Pannocchia)
Tuono
Gisella
Fritz
Piopa (Pioppo)
Baracca
Aurora
Mamma
Ornitorinco
Fanfulla
Vittoria
Bebi
Olmo
Madama
Robinson
Prurito
Medoro
Struzzo
Teppista
Aldina
Rosina
Orchidea
Bif
Nuvolari
Minerva
Papaia
Battagliero
Lola
Fiamma
Giolli
Tobruk
Coca
Stop
Tom Mix
Mira
Robespierre
Limpido
Ciarlician
Cemento
Vivo
Brenno
Sbafi
Spezzacatene
Radames
Frà Diavolo
Aramis




Buona Liberazione


lunedì 25 marzo 2013

La lista del lunedì: James Ellroy's Top Ten of Noir


  1. Dashiell Hammett, Red Harvest - Piombo e sangue, Guanda
  2. James M. Cain, Double Indemnity - La Morte paga doppio, Adelphi
  3. Don De Lillo, Libra - Libra, Einaudi
  4. Ross MacDonald, The Chill - Il Delitto non invecchia, i classici del giallo mondandori n° 248
  5. Joseph Wambaugh, The Choirboys - I Ragazzi del coro, Einaudi
  6. Edward Bunker, No Beast, So Fierce - Come una bestia feroce, Einaudi
  7. Thomas Harris, Red Dragon - Drago Rosso, Mondadori
  8. Meyer Levin, Compulsion
  9. George V. Higgins, The Digger's game
  10. John Gregory Dunne, True Confessions
Top ten riportata su La Storia del Noir, Fabio Giovannini, Castelvecchi, 2000. Fonte originale: la rivista Crime Time, n. 6, 1996.

Perché sto leggendo materiale storiografico e critico sul Noir? curiosi, eh?
Perché giovedì 28, questo giovedì, leggiamo ad alta voce una piccola selezione del meglio del Noir presso la biblioteca Campori di Soliera (Mo) alle ore 19 e dopo il documentario Voci in nERo che sarà proiettato alle 21 al Cinema Teatro Italia daremo vita a un piccolo reading chiamato La Scala Senza Cima. (http://www.artivivehabitat.it/2012/voci-in-nero/)
Ingresso gratuito.
Saremo in tre. Lui, lei e l'altro.
Il sottoscritto, Stefania Delia Carnevali (l'attrice vera) e Marco Manicardi (socio barabbista che mi supporta nell'impresa).
Ho rispolverato il trench burberry e le calibro 9.
Quando arrivate dite pure che vi manda Sam. 

venerdì 8 marzo 2013

Girandola

In questa storia c'è un tizio che legge un libro, dove c'è un pescatore che legge un libro, dove c'è una principessa che legge un libro, dove c'è un dottore che legge un libro, dove c'è una ragazza che legge un libro, dove c'è un investigatore che legge un libro, dove c'è una casalinga che legge un libro, dove c'è un ozioso che legge un libro, dove c'è una matta che legge un libro, dove c'è un dinosauro che legge un libro, dove c'è una signora di provincia che legge un libro, dove c'è un cacciatore che legge un libro, dove c'è un maestro che legge un libro, dove c'è un cavaliere che legge un libro, dove c'è una bimba che legge un libro, dove c'è un libro che legge un tizio (questa era per vedere se eravate attenti), dove c'è una balena che legge un libro, dove c'è una strega che legge un libro, dove c'è un ambasciatore che legge un libro, dove c'è uno scarafaggio che legge un libro, dove c'è uno scrittore che legge un libro, dove c'è un demone che legge un libro, dove c'è una città che legge un libro, dove c'è un robot che legge un libro, dove c'è una poetessa che legge un libro, dove c'è uno scrivano che è alla penultima pagina ma è indeciso, non sa proprio se vuole finire di leggerlo, il suo libro. E intanto tutti gli altri, fuori, aspettano.

martedì 5 marzo 2013

Prove Yourself (extended version)

Mettersi alla prova
Il brano che segue fa parte di un piccolo esperimento di scrittura collettiva aggregato da quei matti di Mumble: ( nessuna pausa, il nome è proprio così Mumble+duepunti, sempre per loro mi ero addentrato nel campo dell'eros) chiamato Auguri Pablo! in onore dei vent'anni dall'uscita di Pablo Honey dei  Radiohead. La versione che trovate qui, non son riuscito a contenermi, è quella che sfora il limite di 200 parole. Le altre canzoni invece, son stati più bravi, andatevele a leggere.


Prove yourself

Non l'ho mai ascoltata. L'ho scelta solo sulla base del titolo.
Prove yourself, mettersi alla prova. Che è quello che sto facendo.
Anche perché i Radiohead non li conosco molto. Mai preso cd, mai copiato cassettine (dato utile alla mia identificazione anagrafica), mai masterizzato l'originale, mai visto concerti.
Solo videoclip su videomusic (altro dato utile) ed mtv. Sopratutto Just che mi ha completamente lasciato basito, Karmapolice che ogni volta mi ci incollavo davanti perché speravo finisse in un modo diverso e il cartone animato lisergico di Paranoid Android. E No surprises.

Ascolto.
L'inizio mi sembra Heart of Gold di Neil Young (ma quanto sono vecchio?), chitarrina e voce, poi esplode il distorto malato che ti dice, Ok sono gli anni '90, anzi, inizio anni '90, pochi cazzi. Definirlo non è facile, dopo ci provo. Strofa, ritornello, strofa ritornello, poi l'assolo di chitarra smiagolante, una tamburellata crescente e il ritornello di chiusura. Ma tutto così prima repubblica che quasi mi chiedo dov'è finito il mio fruttino Billy.

Che fossero così depressi in U.K., mentre noi, nonostante il crollo del muro, ci avviavamo con la gioiosa macchina da guerra di Ochetto a perdere delle altre elezioni, non lo potevamo mica capire.
E però avevano ragione loro.

In quegli anni lì insieme con gli amici avevo appena scoperto il grunge, i Pixies, i Fugazi, i Jane's Addiction, ma era tutta roba targata U.S.A., anche se ancora adesso non so perché tutti, ma tutti tutti, in quel famigerato 1992 come regalo di compleanno abbiamo ricevuto The Spaghetti Incident? dei G'N'R, che se lo rimetto su un paio di canzone potrei pure ricantarle a memoria.
When you walked out on me / In walked ol' misery / And she's been here since then”
Altro che lezioni di lingua inglese alle medie. Sì, ok, erano cover, ma noi mica lo sapevamo ancora. Mica li leggevamo i bugiardini coi credits e i nomi. Wikipedia era ancora da venì.

Ma torniamo ai Radiohead, che, ora che siete arrivati fin qui, posso confessarvelo, li ho sempre trovati troppo disturbati e borderline, senza l'enfasi del rock e il pensiero punk e autodistruttivo del grunge, troppo dimessi e malaticci, fino a quando non ho visto No surprises, con la faccia di Tom Yorke dentro uno scaffandro e l'acqua che sale. E io mi ricordo, ero davvero ipnotizzato da quella faccia sbilenca, da Vincent van Gogh del XX secolo, che urtava contro il mio piccolo fascistico senso estetico simmetrico (non pensavo di averlo). Poi mi sono staccato dal tubo catodico e ho detto ad alta voce Ma come si può essere così? Con la faccia fatta così? L'ho chiesto alle cose di casa, ero da solo, dovevo fare i compiti.
Prove yourself.
Mi sono avvicinato allo specchio, come la strega cattiva di Biancaneve, ho notato per la prima volta il leggero svasamento tra le due orbite oculari, come due terreni che hanno la stessa dimensione ma una impercettibile ma innegabile pendenza. Da quel giorno, questa cosa l'ho poi notata in tutti gli essere viventi, umani e animali. L'ho trovata anche tra i pesci. E l'ho chiamata Sindrome Tom Yorke. Spero non gli dispiaccia. 

venerdì 1 marzo 2013

Lanugine extra: La soluzione del quizzettone

Febbraio è finito.
La primavera è alle porte e possiamo risollevare lo sguardo dalle nostre viscere cerebrali per tornare a guardare il mondo che rinasce.
La citazione nascosta tra i miei lapsus di ripiegamento è la numero 22, "Il guaio è che io dopo un errore riconosciuto non ho il coraggio di fare dietro-front, ma preferisco rimediare commettendone un altro." presa pari pari da Sentieri nel Ghiaccio di Werner Herzog (per il notaio: edizione Guanda, 1980, pg.35).
Il premio, a chi ha indovinato è la comunicazione segretissima dell'esatta ubicazione del grande cimitero/rifugio/paradiso delle Lanugini.

A breve ricomincerò a scrive cose un po' più corpose, se intanto avete voglia di qualche anticipazione sto pensando di scrivere il reportage del viaggio a Cuba dell'anno scorso, un pezzettino lo trovate su Barabba: Cuba al año siguiente e forse anche su un bellissimo sito per viaggi, ma forse.

giovedì 28 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (28)

Se anche non mi veniva in mente appena sveglio, me lo ricordavo subito dopo che stavo passando un pessimo periodo. Bastava infilarmi i pantaloni, tirare su la cerniera, chiudere il bottone, infilare la cintura, mettere le mani nelle tasche e scoprirci dentro i resti delle mie unghie smangiucchiate.

(Lanugine è stata una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

mercoledì 27 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (27)

Era talmente tanto che non facevo le pulizie di primavera che ho ritrovato un floppy disk.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

martedì 26 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (26)

Qual è la definizione esatta di un tizio fermo al semaforo ma che, pur di scrostarvi quella minuscola stalattite che avete sul bordo destro del paraurti posteriore, è disposto a darvi un colpetto?

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

lunedì 25 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (25)

Qualche mese fa mi sono perso l'opportunità di scoprire come beve un focomelico senza appoggiare la birra da nessuna parte.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

domenica 24 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (24)

Sono quello che nelle lunghe tavolate delle belle rimpatriate o della grandi occasioni, si ritrova sempre le gambe del tavolo contro le ginocchia.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

sabato 23 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (23)

Quando, in casa o fuori, giocavo ai soldatini, ci mettevo così tanto a sceglierli, disporli e mimetizzarli che dopo non li volevo più muovere e li lasciavo lì.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

venerdì 22 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (22)

Il guaio è che io dopo un errore riconosciuto non ho il coraggio di fare dietro-front, ma preferisco rimediare commettendone un altro.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

giovedì 21 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (21)

Che non ero proprio alto ho capito di esserlo quando ho dovuto tenere i gomiti alzati in fuori mentre m'infilavo l'accappatoio, altrimenti mi si bagnava ai bordi.

mercoledì 20 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (20)

Non ero così guardingo dai tempi in cui è comparsa la scritta "bevanda al gusto di" nelle macchinette.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

martedì 19 febbraio 2013

Lanugine: letteratura ombelicale (19)

Ricordarsi di quella volta che ho visitato il museo del Titanic. Son morto anche lì.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

lunedì 18 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (18)

Vorrei smetterla di andare in una stanza e non ricordarmi perché ci sono andato.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

domenica 17 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (17)

Mi piacciono le tovaglie lunghe perché poi quando mi affaccio al balcone per buttar giù le briciole le scuoto un sacco, facendo le onde, e se sono abbastanza bravo, riesco a farle schioccare come le fruste.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

sabato 16 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (16)

Una volta, stavo tornando a casa da solo a piedi, ero così stanco che ho trovato una pantera nera sopra una tettoia, invece era un caminetto.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

venerdì 15 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (15)

Io sono uno di quelli che svita le biro a scatto e pigia più volte sui tappi delle biro normali.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )


giovedì 14 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (14)

speciale san valentino

C'è gente in giro che ancora m'invidia per aver limonato alle medie con la più carina della classe, grazie al gioco della bottiglia, e io nemmeno me lo ricordo.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

mercoledì 13 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (13)

Ci deve essere una strana legge fisica condominiale che condensa la cera in prossimità di scale aperte che scendono ai piani inferiori.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

martedì 12 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (12)

I pesci piccoli, a ruoli invertiti, ci mangerebbero sicuro.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

lunedì 11 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (11)

Sono un nostalgico, un passatista, cosa posso farci... ho sempre preferito quei bei tempi in cui Jack lo squartatore era semplicemente Jack lo sventratore.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

domenica 10 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (10)

Ci sono dei giorni che ti senti così positivo che quando passi vicino a una gru a torre pensi Adesso mi casca addosso.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

sabato 9 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (9)

Devo trovarmi un soprannome nuovo, tipo Bolide.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

venerdì 8 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (8)


La prossima guerra civile sarà planetaria e scoppierà tra quelli che il rotolo di carta igienica lo fanno scendere da dietro e quelli che invece lo fanno scendere da davanti.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

giovedì 7 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (7)

Da quando non lavoro più, faccio dei sogni faticosissimi.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

mercoledì 6 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (6)

Altro che ostaggi su aerei di linea, sei un bravo negoziatore solo se riesci a convincere le mosche a non schiantarsi contro il vetro ma  a uscire dallo spiraglio.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

martedì 5 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (5)

Chiedermi meglio il perché dell'inconscio gesto di arrotolarmi intorno al collo il cavo del caricabatterie.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

lunedì 4 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (4)

Ci sono dei giorni che, mentre vado in bici, miro apposta le foglie secche di magnolia e mentre il cittadino che spazza il marciapiede si volta al CROCK! dello schiacciamento, io lo guardo dritto con la faccia più stupita che riesco.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

domenica 3 febbraio 2013

Lanugine; lacerti di letteratura ombelicale (3)

Anch'io sono un estremista moderato:quando mi lavo i piedi metto sempre il rubinetto su bollente e poi, dopo essermi lessato un piede, porto il rubinetto verso il tiepido.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive )

sabato 2 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (2)

Se il mio corpo è un tempio, ci sto portando troppe offerte.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

venerdì 1 febbraio 2013

Lanugine: lacerti di letteratura ombelicale (1)

Sono un tipo didascalico, mi chiedo sempre chi è quel Mario che piaceva così tanto a Rino Gaetano.

(Lanugine è una rubrica giornaliera per il mese di febbraio composta da ventisette pensieri miei e una citazione. Come dicono su wikipedia, è assolutamente innocua e non richiede, grossomodo, azioni correttive. )

giovedì 31 gennaio 2013

Una fiaba dal Natale alla Befana: Sul fondale (4)

Riassunto delle puntate precedenti:
Pietro Specifico, il ragazzino che affonda senza fatica, ha cominciato la sua discesa nel mare. 
E siamo già al gran finale. La prima puntata è qui. La seconda qui. La terza è qui.

Ad ogni passo Pietro affonda ormai fino alla caviglia. Il blu intorno a lui ha smesso di assomigliare al tubetto che usa quando colora il mare che disegna come una fila sterminata di corone.  È diventato più scuro e molto più freddo.  La pressione dell'acqua intorno e sopra di lui ha raggiunto un livello insopportabile. Pietro è costretto ad arrancare, una mano sul tubo, l'altra a tappargli il naso per permettergli di decomprimere e stapparsi le orecchie. Pesci non ne scorge più, ma neppure le alghe sembrano aver messo casa in questa parte del mare. Strano, - pensa - sembra una scalata a rovescio, ma la fatica rimane. Non mi sento tanto bene. E chissà se avrò abbastanza metri ancora per arrivare in fondo...ho solo voglia di dormire...

"Pietro?" dice vicino una voce, in un sussurro. 
"Chi... chi è?..."
"Io Pietro, son qui."
"Qui dove?"
"Qui, guarda su!"Pietro alza lo sguardo, e non sa bene cosa vede. Vede una cosa bianca, sottile, al centro di un alone. Quella cosa è luminosa ma di una luce tenue, come quella delle lampadine che mamma e papà mettevano nella presa della corrente quando aveva paura del buio. Un fantasma, Pietro pensa subito. Non nuota ma fluttua. Come se stesse volando. Bianca è bianca. Non ne vedo il volto, Ok, è un fantasma. Ed è pure femmina, cioé, è un lenzuolo sottile avvolto intorno a una femmina, quello Pietro lo capisce, da alcuni "dettagli". Ma è sicuro che tolto il lenzuolo, sotto non ci troverebbe niente, come i palloncini dei luna park. Certo, pensa Pietro, ci vado io in mare, perché non dovrebbero esserci anche loro, i fantasmi?  
In  questo momento Pietro dovrebbe avere paura, ma non ci riesce. Pietro è arrossito. Questa voce, la voce della cosa bianca, è una voce dolce, che fa carezze. È la stessa, identica, voce della ragazzina, lentiggini-nasinobottone-occhiverdi-ricci rossi, in terza fila, che a Pietro chiede sempre il temperino e in risposta lui  sorride, sorride sempre, muto mutissimo mentre glielo consegna, con minuscola unione dei polpastrelli, però poi abbassa sempre lo sguardo. Ma sorride ancora.
E anche qui, riflesso condizionato, sorride talmente tanto che un altro po' gli scappa il tubo e chiede, flautato, rapito: "E tu, chi sei?"
"Sono Elenzuola, la fatina."
"La fatina?"
"Sì, la fatina dei letti disfatti, Elenzuola, proprio io Pietro. Sai quando stai facendo un sogno bellissimo, di quelli che corri per un prato che non finisce più oppure stai combattendo contro il drago o stai cercando un tesoro nascosto, volando come superman, e suona quella orribile sveglia, e tutto si rompe in mille pezzi e devi scappare a scuola? Ecco, quando te ne vai io resto lì, m'infilo nel tuo letto caldo, e comincio a rimettere a posto il tuo sogno in mille pezzi con colla e scotch. Non hai idea dove possono cacciare i pezzi più piccoli, ci sono schegge dappertutto e se non rimetti a posto tutti i pezzi non gira mica, sai? Quella del salto in botte dalle cascate del niagara mi stava facendo impazzire... devi smetterla di vedere certi documentari alla sera..."
"Uao..." dice Pietro "quindi è merito tuo se poi alla sera posso riprendere a sognare esattamente dal punto in cui mi avevano interrotto la sera prima? grazie! grazie mille!
"Figurati... come dice la fata turchina: È un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo! Ma tu piuttosto, cosa ci fai qui?"
"Lo sai no? ogni volta che entro in acqua io non riesco a galleggiare ma vado giù. Sempre. E allora ho pensato di scoprire perché. O almeno fino a che punto posso arrivare."
"Uhm, ma dici davvero? c'era scritto sul dossier, ma mi sembrava troppo strano, sei sicuro che sia una cosa fisica?"
"Cioé?"
"Cioè che sia una cosa proprio del tuo corpo e non una cosa diversa."
"Non lo so, dici?"
"Dico... ma andiamo avanti, vuoi, giusto?"
"Ah... sì."

Mentre procedono Pietro si sente molto meglio. Non è più solo e si sente sereno, radioso. Certo, il buio all'orizzonte è diventato nero come lo spazio tra le stelle, ma lui, lui la sua stellina ce l'ha, che gli parla, e c'ha pure un nome, Elenzuola. 
Tecnicamente poteva anche dire ai compagni di classe che finivano nello stesso letto, così sicuro avrebbero smesso di chiamarlo Il Pilone, nessuno avrebbe sottilizzato sul come e quando,  ma solo a pensarci era diventato rosso come un'aragosta. Intorno l'acqua è diventata pece e solo grazie alla fatina Pietro sa che il prossimo passo sarà sulla sabbia e non in un precipizio.

Dallo sfondo, che ormai è nero nero, compare una lucina, minuscola. Che ondeggia, lentissima. Elenzuola e Pietro si fermano di colpo. 
"Guarda!" dicono insieme, poi restano lì, col fiato sospeso. 
Anche Elenzuola, si vede perché il telo che la avvolge non si muove.
Poi, senza parlarsi, avanzano ancora di qualche passo.
E alla prima lucina se ne aggiunge una seconda, poi una terza, una quarta, una quinta, finché tutto l'orizzonte non sembra una fila danzante di lucine dell'albero di Natale.
"Siamo arrivati" dice in un soffio Elenzuola "Eccoci sul fondo del mare"
"Davvero?" 
La voce di Pietro dovrebbe essere quella di chi ha raggiunto la meta, ma è una voce delusa, anche se rapita dallo spettacolo che ormai lo sta circondando.
"Vieni, andiamo a vederli da vicino" dice Elenzuola porgendogli un lembo del telo.
"Sicura che mi puoi sollevare? Guarda che sono pesante e tu, tu sei inconsistente, no?"
"Vuoi vederli da vicino o no?"
"Certo, ma chi sono? li conosci?"
"Sì, in un certo senso..."
E allora Pietro si aggrappa al lembo e in un lampo si ritrova sospeso, fluttuante, accanto a Elenzuola, in questo fantastico valzer di luci in fondo al mare. Pietro solo nei sogni ha saputo cosa vuol dire stare sospeso e ora che finalmente si trova a galleggiare, non ha parole per esprimere questa sensazione da così tanto tempo aspettata.  

"Pietro, questi sono gli ultimi abitanti del mare, forse non sono stati i primi a viverci, ma sicuro saranno gli ultimi. Vivono qui da prima che le scimmie iniziassero a contarsi le dita, vivono qui da quando è iniziata la vita su questo pianeta e sono qui da sempre. Sono gli estragoni, i pesci lanterna."
E mentre Elenzuola parla, in sussurri, Pietro e lei sfilano in questa galleria di occhi neri e denti aguzzi e sguainati con in mezzo alla fronte una lucina che li guida e orienta, ghigni furiosi innestati su minuscoli corpi. Maschere di un carnevale andato a male, che dura da millenni.  
"N-non ci possono sentire vero?" chiede Pietro, ora davvero terrorizzato.
"No, se non facciamo troppo rumore, non hanno orecchie, l'unico modo che hanno per sentirci è entrare nel loro alone di luce, cosa che ti consiglio di fare... però ti racconterò il loro segreto..."
Pietro, dallo stupore e dal terrore, non sta respirando, ma con due muscoli delle sopracciglia fa capire alla fatina di andare avanti.
"I pesci lanterna, gli estragoni come li chiamiamo noi, sono qui... da sempre... perché non hanno mai visto al di là di quello che hanno davanti... quella luce che invece di aiutarli... li tiene qui immobili da milioni di anni... Non hanno mai capito di essere loro la fonte della luce... e credono sempre che tutto ciò che gli passa vicino venga inviato dalla luce per aiutarli o sfidarli... E restano qui in attesa che la luce mandi loro qualcosa, ancora, tra un'ora o tra un anno, da secoli e secoli. E sono sempre uguali a se stessi, e non cambiano mai mai mai... E tu, forse, sei stato un po' come loro."
"In che... in che senso, scusa?" all'orrore dentro Pietro si stava mischiando anche un po' di corruccio, ma giusto qualche strisciolina.
"Nel senso che... a volte... la cosa migliore è cominciare a guardare le cose in modo nuovo... come hai iniziato a fare da quando sei qui in mare."
E qui Elenzuola libera di colpo il drappo dalla mano contratta di Pietro, che se potesse, farebbe pure lui gli occhi tondi e giganti degli estragoni, ma poi sente che non sta cadendo giù. Sta ancora galleggiando. Senza l'aiuto della fatina. 
E forse. 
Un sorriso. Un sussurro. "Grazie fatina". 
Ancora un momento, immobile e opaco al centro di questa girandola luminosa.
Poi Pietro alza gli occhi e guarda tutta questa distesa infinita d'acqua sopra di sé.
Com'è profondo il mare, pensa. 
E lentamente, senza muoversi, comincia a risalire.

martedì 29 gennaio 2013

La lista del lunedì (bis): graphic novel 2012

Sì, succede anche questo, il bis.

Perché questo mese non poteva finire senza avervi segnalato tutti i graphic novel (o le graphic novel secondo alcuni) che ho letto l'anno scorso.

Mea culpa per non averveli accorpati con la lista dei libri letti nel 2012, ma alla fine da questa dimenticanza è nata una soluzione più chiara e più utile.

Infatti la lista sarà senza descrizioni, aggettivi o qualificazioni perché, saranno tutti quegli anni di apprendistato nel mondo dei fumetti, sarà la fortuna, l'anno scorso tutti i volumi che mi sono capitati tra le mani meritano la visione con lo sguardo meravigliato dei bambini e l'occhio stupito dell'ammiratore.

D'accordo, è vero, alcuni meritano un po' di più e metterò il classico consigliato o consigliatissimo tra parentesi ma in generale, se il mondo dei libri pieni solo di parole avesse la stessa qualità dei disegni con parole , avremmo davvero una bellissima editoria italiana. Ma bando alle ciance, ecco la lista (in ordine puramente casuale):

  1. Nessuno mi farà del male, Giacomo Monti, Canicola Edizioni 
  2. Post Coitum: satire di un tardo impero, Makkox, Bao Publishing 
  3. Ladolescenza, Makkox, Bao Publishing (consigliato!) 
  4. Se muori siamo pari, Makkox, Bao Publishing (consigliatissimo!) 
  5. Luke, Alice Socal, Giuda edizioni 
  6. La coda del lupo, Marino Neri, Canicola Edizioni (consigliato!) 
  7. Barcazza, Francesco Cattani, Canicola Edizioni 
  8. Palindromi, MPCinque, Grrrzetic Editrice (consigliato!) 
  9. Be a Nose! con tre sketchbooks, Art Spiegelman, Einaudi 
  10. L'Eternauta, Hector G. Oesterheld e Francisco S. Lopez, I classici del fumetto di Repubblica (imprescindibile! ancora mi chiedo come ho fatto a parlare di comics prima di averlo letto) 
  11. Grano blu, Anke Feucthenberger, Canicola Edizioni 
  12. Coltrane, Paolo Parisi, Black Velvet (consigliatissimo!) 
  13. Irene e i clochard, Rupert & Mulot, Canicola Edizioni 
  14. Presina, Resina autoproduzioni featuring Tuono Pettinato (edizione limitata in 100 copie!) 
  15. Geographical Institute Of Unconventional Drawing Arts, rivista numero III, Giuda Edizioni 
  16. Geographical Institute Of Unconventional Drawing Arts, rivista numero IV, Giuda Edizioni 
  17. Il numero delle bestie, Ericailcane, Galleria D406 
  18. Asterios Polyp, David Mazzuchelli, Coconino Press 
  19. Humus Vertebra, Stefano Ricci, Galleria D406 
  20. Acqua storta, MPCinque e Valerio Bindi, Meridiano Zero graphic 

e per finire svariati e innumerevoli Rat-Man del grandioso Leo Ortolani, in dosi più che adeguate a raddrizzarvi le giornate.

lunedì 28 gennaio 2013

La lista del lunedì: le funzioni di Propp

Volevo sfiancarvi con la lista completa e aggiornata dei seicentotrentotto tentativi di assassinare Fidel Castro (sì, seicentotrentotto, è pure entrato nei guiness dei primati per questo) ma dubito che ci saremmo arrivati in fondo, quindi oggi vi propongo una lista che mi è capitata tra le mani durante una lettura: la lista delle funzioni di Vladimir Jakolevic Propp.
La lista contiene tutti gli elementi, a volte può mancarne qualcuno ma la successione degli eventi è quella, per la creazione di una fiaba. Se volete giocarci un po', sopratutto se la conoscete già, potete estraniarvela, come ho fatto io: immaginate una storia vera, un fatto storico o un aneddoto, imprimetecelo sopra e cominciate a vedere passo dopo passo, in controluce, dove la sequenza sbanda, fuoriesce e dove invece ricalca esattamente la sequenza. Poi cominciate ad applicare questo esperimento ai vari generi e sottogeneri narrativi. Non l'ho ancora verificato ma posso scommettere che queste 31 funzioni, rispettate o ribaltate nella sequenza o nel significato, hanno la capacità di contenerli tutti:

  1. allontanamento
  2. divieto
  3. infrazione
  4. investigazione
  5. delazione
  6. tranello
  7. connivenza
  8. danneggiamento (o mancanza)
  9. mediazione
  10. consenso dell'eroe
  11. partenza dell'eroe
  12. l'eroe messo alla prova dal donatore
  13. reazione dell'eroe
  14. fornitura del mezzo magico
  15. trasferimento dell'eroe
  16. lotta tra eroe e antagonista
  17. l'eroe marchiato
  18. vittoria sull'antagonista
  19. rimozione della sciagura
  20. ritorno dell'eroe
  21. sua persecuzione
  22. l'eroe si salva
  23. l'eroe arriva in incognito a casa
  24. pretese del falso eroe
  25. all'eroe è imposto un compito difficile
  26. esecuzione del compito
  27. riconoscimento dell'eroe
  28. smascheramento del falso eroe o dell'antagonista
  29. trasfigurazione dell'eroe
  30. punizione dell'antagonista
  31. nozze dell'eroe

martedì 22 gennaio 2013

Consacrazione


La libreria è un ex magazzino dei libri resi alla casa editrice, a campata unica, con le strisce di adesivo industriale ancora sul pavimento, a dirti dove andavano i muletti e i pallets. È a Modena, in piena zona industriale, e di fianco i nostri vicini vendono materassi o mercedes. La facciata è una vetrata gigante, integrale. A venticinque passi dalla Via Emilia. Li ho contati, lo giuro. La grande e infinita arteria che mozza la mia regione in due. Un rumore infinito. Costante. Con picchi causati da clacson, frenate, incidenti e sirene. Onnipervasivo. Prima, nella mia testa, questa parola aveva un significato lirico, musicale, era sinonimo di Wagneriano. Ora Via Emilia uguale Traffico Onnipervasivo.

La libreria era stata aperta a novembre dell'anno precedente e non passava giorno che non entrasse qualcuno a chiedere cosa vendevo lì. Proprio così. Col punto interrogativo. Senza nemmeno tentare ipotesi. Poi c'erano dei tipi, più minacciosi, che venivano col passo diretto e sostenuto, prendevano con fare deciso la maniglia, lo sguardo già un po' incarognito, la bocca storta per lo sforzo di aprire la porta, poi, nel percorso per raggiungermi al bancone,  si guardavano intorno, vedevano pile di libri ovunque e dicevano un po' delusi: “Ah, ma non è più il mercatino dell'usato...

Quindi, dopo un anno di domande stralunate, invasioni inopportune e pressioni sulla miope dirigenza, finalmente, arriva l'insegna. Lunga tutta la vetrata. Luce bianca neon. Scritta rossa. La prima sera che l'abbiamo accesa qualcuno ci ha pure fatto la foto. Quella sera stessa, avevo appena chiuso la cassa, nascosto il contante e stavo per mettere a posto le ultime cose quando dall'altra parte della vetrata compare un tizio, uno qualunque, la prima vittima dell'irresistibile richiamo luminoso.
Scusiii!!!” sbraita lui per sovrastare il traffico serale che romba alle sue spalle "C'ha mica il Nome della Rosaa?".
E allora io, con calma, di qua dal vetro, sorridendo, col cuore pieno d'orgoglio, muovo più volte la testa, da sinistra a destra.


Questa storiellina mi è tornata alla mente grazie al blog di Stefano Amato (lo trovate anche qui nella colonna di fianco) che ha la mia più piena ammirazione per la scelta coraggiosa di vivere tra i libri e cercare giorno dopo giorno di creare accoppiamenti giudiziosi tra questi e la specie umana. 
In quella libreria non ci lavoro più ma questa, come si dice, è un'altra storia...

lunedì 14 gennaio 2013

La lista del lunedì: libri non letti sulla scrivania

Torno con questo caro appuntamento della lista del lunedì con una cosa esattamente davanti agli occhi, i libri che ancora non ho letto. Che sono poi la diretta conseguenza dei libri che non comprerò nel futuro prossimo venturo, fintanto che una fila di cotanta lunghezza mi si staglia davanti.
L'ordine di apparizione è assolutamente casuale anche se fa sorgere accoppiamenti, aggregazioni o contrasti tra aree tematiche che in futuro approfondirò. Da sinistra a destra:

- Venedikt Vasil'evic ErofeevMosca Petuski e altre storie, Feltrinelli, (per le altre storie, Mosca-Petuski l'ho già letto e lo consiglio a tutto il mondo)
- Louis Fernand CélineTrilogia del Nord, Einaudi
- Louis Ferdinand CélineGuignol's Band I-II, Casse-pipe, Einaudi
- Paul ValéryPoesie, Feltrinelli
- Marco Belpoliti e Marco SironiGianni Celati, Marcos y Marcos, (regalo di un caro amico)
- Gianni CelatiCinema all'aperto: tre documentari e un libro, Fandango
- Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi
- Fernando PessoaIl libro dell'inquietudine di Bernardo Soares, Feltrinelli
- Stefano TassinariD'altri tempi, Edizioni Alegre (preso proprio un anno fa dopo una sua lettura ad alta voce in un circolo di Reggio Emilia)
- Wu Ming 2, Basta uno sparo (+ CD reading Razza Partigiana), Transeuropa
- Vico Faggi, Sandro Pertini: sei condanne due evasioni, Mondadori, collana letture per la scuola media (regalo di un caro amico)
- Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura, Garzanti
- Roland BarthesVariazioni sulla scrittura seguite da Il piacere del testo, Einaudi
- Fedor DostoevskijI Demoni, Einaudi (incominciato e interrotto alla fine del primo capitolo, non mi sentivo ancora pronto, ora chissà...)
- Ivan Goncarov, Oblomov, Einaudi
- Friedrich DürrenmattRacconti, Feltrinelli
- Ippolito NievoConfessioni d'un italiano, Garzanti ( preso sull'onda dell'entusiasmo per i centocinquanta dell'unità italica)
- Giorgio FicaraRiviera: la via lungo l'acqua, Einaudi
- Mario TobinoIl clandestino, Mondadori (altro regalo di un altro caro amico)
- Diego MaraniCome ho imparato le lingue, Bompiani (e infatti non le sto imparando)
- Raymond Radiguet tradotto da Francesca SanvitaleIl diavolo in corpo, L'Unità | Einaudi
- Christopher Morley tradotto da Cesare PaveseIl cavallo di Troia, L'Unità | Einaudi
- Arthur C. ClarkePreludio allo spazio, L'Unità
- Ray BradburyMolto dopo mezzanotte, L'Unità
- Ferenc MolnárI ragazzi della via Paal, L'Unità (che me lo ricordavo così bene che non ci credo ancora adesso che non sia ambientato in Italia. Devo averlo confuso col ragazzo della via Gluck)
- Descartes, Discorso sul metodo, Laterza, collana Piccola biblioteca filosofica
- AlbertoArbasino, Fratelli d'Italia, Adelphi (non certo per i centocinquanta italioti)
- Craig ThompsonBlankets, I fumetti di Repubblica- L'espresso (graphic novel romantica e romanticamente adagiata sopra la fila)
- Jeff SmithBone, Bao Publishing (questo sì un bel fumettone, sdraiato a far da contrafforte).


A fine anno saprete cosa è uscito da questa fila. Forse.

domenica 6 gennaio 2013

Una fiaba dal Natale alla Befana: Sul fondale (3)

Riassunto delle puntate precedenti:
Si chiama Pietro Specifico ma i compagni di classe, carogne, lo chiaman Pilone. È entrato nel mare per scoprire perché va a fondo. Prima puntata disponibile qui. Seconda puntata qui.

E Pietro continua la sua discesa.
La sabbia diventa più dura quando c'è da tirare fuori il piede, l'acqua più fredda e densa. C'è sempre più buio ma i tubi di gomma incastonati e galleggianti dietro Pietro funzionano.
Forse avresti potuto mettere qualcuno a guardia del carretto e del tubo, stai pensando in questo momento Pietro eh? Magari qualcuno come Victor Ugo Malinconico... ma si sarebbero accorti di Victor, anche se è così pallido che si mimetizza con gli scogli, perché a volte manda dei sospiri così forti che li sentono anche le talpe in amore, e così l'avrebbero scoperto, poi l'avrebbero svillaneggiato e depredato, e allora addio carretto, e addio segretezza, addio Pietro e addio all'operazione "In Fondo Al Mar" (Sì lo sai benissimo che è un titolo del cavolo ma dopotutto c'hai dodici anni e che altri punti di riferimento puoi avere a dodici anni, a parte la Disney e il National Geographic?)

Sirenette e tritoni a parte, ci sono però un sacco di altri pesci intorno a Pietro, pesci che ha sempre visto in acquari tristi e appannati dei ristoranti o nei banchi refrigerati dei supermercati. Ma vederli vivi, vederli muoversi, ne converrete, è tutta un'altra cosa. Un po' come quando la nonna ti fa vedere le foto da giovane e tu mica ci credi che sono la stessa persona. E poi quel gambero di prima, che parlava addirittura...

Un polpo, più curioso degli altri, con quel suo andare molleggiato, che se fosse su terra striscerebbe, s'avvicina. E parla. Con voce di ragazzina!
"Ciao, io sono Flauta. Tu chi sei?"
"Ciao Flavia, mi chiamo Pietro, piacere"
"No, no, non Flavia, Flauta. Flavia è mia cugina, o era mia nipote, o mia cognata..."
E mentre il polpo, che a sto punto, per correttezza, possiamo chiamare polpessa, si perde a pensare, i suoi tentacoli, come in preda a tic nervosi, non la smettono di girare e turbinare in scatti improvvisi, al punto che Pietro non sa se scansarsi  o ridere.
"Dunque, c'è mia sorella Traversa, poi c'è Ottavina, la figlia di Fagotta e Oboe...poi c'è Clarinetto, ma lui è un maschio...beh, non importa, n-non ricordo, ma tu, come ti chiami tu? tu chi sei? cosa ci fai qui?" conclude interrogativa Flauta mentre quattro tentacoli puntano Pietro da tre angolazioni diverse e due formano due punti interrogativi speculari.
"Io mi chiamo Pietro, sto cercando di arrivare in fondo al mare."
"Fiiiiu! Questa è bella! Però, non c'avevo mai pensato. Chissà com'è il fondo del mare?" dice Flauta mentre ora quattro tentacoli continuano a disegnare punti interrogativi e due si grattano la testa. "Posso accompagnarti?"
"Certo, con vero piacere!" risponde cortese Pietro.
Per un po' proseguono in silenzio poi Flauta, che dall'aumentare dei tic tentacolari, Pietro poteva immaginare covasse qualcosa, sbotta ed esclama: "Ma che noia! ma te non ti sei già annoiato? Uff! Io in tutto sto tempo avrei potuto fare dieci cose, forse anche venti, e invece no, siam qua, a scendere verso lo scuro... e io non so nemmeno il perché! te lo sai Pietro?"
"No!"
"E allora cosa scendi a fare?"
"Non so, penso che lì troverò una risposta."
"Ma sei sicuro? io avrei già cambiato parere trenta volte, e solo dall'ultimo gruppo di anemoni che abbiamo appena passato. Che noia! Andiamo a cercare i cavallucci marini?"
"Ci possono aiutare?"
"Temo di no."
"E allora no." dice risoluto Pietro, che quando c'è da esser deciso e fermo, non ha rivali.
"Allora facciamo un castello con i coralli della barriera! Oppure giochiamo alle razze e ci copriamo di sabbia e quando passano vicino i totonnipaperette, sbuchiamo fuori e li spaventiamo! dai dai!"
"No, devo andare in fondo al mare, e devo fare in fretta prima che i miei tornino dal lavoro."
"Uff, sei proprio noioso...e monotono... e stufoso..." dice Flauta con i tentacoli che si trascinano controvoglia.
Di colpo, un ombra grossa passa sopra il duetto, Pietro non se ne accorge ma Flauta si immobilizza all'istante. Pietro fa ancora qualche passo ma capisce che non c'è più Flauta al suo fianco, si volta e la vede ferma, fissa, una statua. Ora sì che sembra quelle cose strane viste sui banchi frigo refrigerati! Non fosse per tutti quei tentacoli sparati che la fanno passare per un asterisco.
"Beh?" chiede Pietro "Cosa fai? ti fermi lì? non mi fai compagnia?"
"N-no Pietro, è che mi è venuto in mente che abbiamo le prove con l'orchestra e devo subito tornare a casa, scappo, stammi bene, ciaoooo" dice già lontana Flauta a un Pietro sinceramente stupito e un po' deluso.
"Bah!" dice Pietro più a se stesso che all'acqua "Mai conosciuto un animale così confusionaria, così casinista, così incostante, anche se in effetti è il primo polpo, pardon, polpessa che conosco, magari gli altri son peggio...see, ma quando mi ricapita di parlare con una polpessa...andiamo avanti, va là..."
E mentre ricomincia un ombra ora più vicina gli passa sopra. E stavolta se ne accorge. E inizia a pensar male. E che altro che Victor Hugo Malinconico, doveva prendere in prestito forzato una bella fiocina dal garage del signor Cabasisi, altroché. E l'ombra è tornata a passare, più bassa e più vicina, e Pietro non osa alzare lo sguardo.

"Ciao..."
Alle spalle, una voce stridula, acuta, sgradevole. Incastonata in uno squalo bianco di qualche quintale, che sta puntando Pietro. Pietro sbarra gli occhi. Senza parole. Senza fiato. Lo squalo è a un centimetro. Un colpo di scarto e lo striscia. Mentre lo sorpassa Pietro lo segue e si gira. Ipnotizzato. Sa che è sempre meglio guardare il pericolo in faccia, ma lo sta facendo per il terrificante stupore di trovarsi vicino al killer degli abissi, la macchina di morte e distruzione degli oceani. Mr. Nessun sopravvissuto. (Pietro nei film tifava sempre per lo squalo, pace all'anima di Spielberg).
"Cosa ci fa un piccolo umano, tutto sperduto, in fondo al mare a quest'ora? Ti sei perso piccolino?" e sganascia un sorriso, lisciando di nuovo Pietro che ora è davvero un pilone di paura e venerazione.
"N-no n-no, signor Squalo, sto andando in fondo al mare."
"Non chiamarmi Signore, per carità. Chiamami Pasqualo. E tu, giovanotto? come fai di nome? giusto per scriverlo sulla lapide. ahahahhah" e intanto i cerchi intorno a Pietro diventano piccoli, sempre più piccoli.
"eh-eh-eh. Divertente. Mi chiamo Pietro...cioè mi chiamo Pilone, son un pezzo di pietra e sto scendendo a incontrare i miei amici" ancora più piccoli.
"Oh, ma davvero? un pezzo di scoglio che a va a trovare gli amici, per cena? no  perché se è così sei il vero...convitato di pietra! ahahahahhahah-oooooo-ahahahahahhah" Se ve lo state chiedendo, sì, gli squali fanno un baccano pazzesco quando ridono. Quattro file di denti. Non riescono mai a gestirle bene, sopratutto quelle più in dentro. Ora Pietro è circondato dai fianchi immensi di Pasqualo.
"Eheh! bene, m'hai fatto ridere, ma ora, bando alle ciance, non c'è più tempo, ti devo mangiare...il tempo non è denaro, è vita, che non va sprecata, va assaporata, ogni giorno, ogni ora, ogni istante, anzi va addentata, ihihihih."
"No!" grida irremovibile Pietro "Non farlo! Sono davvero una pietra e ti rovineresti i denti. Guarda, vedi? resto immobile e la corrente non mi muove, resto sul fondo. io sono un Gargoyle e dopo dovresti mettere l'apparecchio. Alla tua età... Sai che figura davanti a tutti gli altri del branco? Già ce li vedo Ehi Bruno, hai sentito di Pasqualo? Chi quello che s'è mangiato un sasso? Sì, ora che non c'ha più i denti, toccherà imboccarlo? Imboccarlo? ma non s'è mai visto uno squalo che si faccia imboccare? Sì ma dai, adesso gli facciamo uno scherzo, avvisiamo gli altri, gli portiamo dell'intonaco e poi giù a ridere"
"Uhm, sarebbe proprio uno scherzo da Bruno... mi domando dove tu lo abbia potuto conoscere. E anche se dovrei tentare..." E qui Pietro si ritrova per metà dentro la bocca spalancata di Pasqualo "caro sassolino semovente, ti lascio andare."
"Grazie Signor Pasqualo!"
"Uhmf, grazie... non dire grazie, dì che non mi hai visto, ho una reputazione io..."
E con quattro pinnate l'equivalente di un carrarmato, ma ben più cattivo e dal design più efficace, sfreccia via lasciando Pietro inebetito.
La proverbiale vita davanti era durata dieci secondi ma per via che il cervello pensava di avere più cose e non le trovava distratto com'era, gli ultimi tre secondi alla fine erano numeri di conto alla rovescia da cineforum.
Devo farmi dei nuovi ricordi - pensa Pietro mentre stacca di mezzo millimetro una gamba dal fondale - ma come quest'ultimo incontro, proprio no, grazie..

(fine terza puntata)



  

mercoledì 2 gennaio 2013

La lista del lunedì: 33librix3aggettivi (speciale 2012)

Spesso rimango stupito da come moltissime persone riescano ad emettere pareri, opinioni o giudizi scarni e perentori su cose che mi lasciano spesso basito e meravigliato, come i libri, o gli esseri umani.
Il fatto che i suddetti giudizi spesso risultino sbagliati o caricaturali non fa che aumentare il mio stupore, e anche un po' la mia muta ammirazione per queste persone che si sentono così sicure del proprio metro di giudizio.
E così, naturale e spontaneo, scatta il mio impulso ad imitarle  con questo timido tentativo di risultare sintetico e definitivo in una categoria a cui più per passione che per ragionamento mi sento vicino: i libri.
La regola che mi sono dato, completamente arbitraria, è sempre tre aggettivi per libro. 
Ovviamente ci saranno alcuni riconoscimenti e un'eccezione. 
P.s.: Che trentatré siano stati i libri e trentatré pure gli anni che ho compiuto nel 2012, è solo per pura coincidenza.

  1. La donna della domenica, Carlo Fruttero & Franco Lucentini, Mondadori, 2001 (preso prima della morte di Fruttero, non vorrei che pensaste che porto sfiga): ironico, macchiettistico, meccanico.
  2. Una pinta d'inchiostro irlandese, Flann O'Brien, Adelphi, 1993: surreale, arabesco, avvincente.(Consigliatissimo! Non fatevi ingannare dall'orribile titolo italiano).
  3. Provincia Exotica, Fabrizio Tavernelli, Ass. Cult. Dellacella, 2011: lisergico, iconoclasta, grottesco.
  4. La vita intensa, Massimo Bontempelli, Isbn edizioni, 2009: precursore, assemblato, sprezzante.
  5. Rayuela: Il gioco del mondo, Julio Cortázar, Einaudi, 2002: incantevole, caotico, vivo (Categoria: Prima o poi nella vita. Alcune scene e alcune storie vi entreranno in testa così bene da pensare che siano vostre).
  6. Sforbiciate, Fabrizio Gabrielli, PianoB edizioni, 2012: colorato, colorito, ricercato.
  7. Una banda di idioti, John Kennedy Toole, Marcos y Marcos, 2003: acidulo, umoristico, burattinesco.
  8. Il giardino dei Finzi-Contini, Giorgio Bassani, Mondadori, 1999: elegante, intimo, crudo.
  9. Jacques il fatalista e il suo padrone, Denis Diderot, L'Unità | Einaudi, 1992: comico, incalzante, sorprendente.
  10. Il tempo materiale, Giorgio Vasta, Minimum Fax, 2012: denso, controllato, lineare.
  11. Due ussari, Lev Tolstoj, L'Unità | Eianudi, 1992: geometrico, allegro, nostalgico.
  12. Diceria dell'untore, Gesualdo Bufalino, Sellerio, 1989: nevrotico, lirico, piacevolissimo (Consigliato!).
  13. Prima che il buio circondasse ogni cosa, Davide Enia, Il sole 24 ORE, 2012: realistico, amaro, forte. 
  14. Così in terra, Davide Enia, Dalai editore, 2012: aforistico, mimetico, esemplare.
  15. La lunga notte del dottor Galvan, Daniel Pennac, Feltrinelli, 2005: divertente, scorrevole, mimico.
  16. Nel paese del magnano, Sandro Campani, Italic Pequod, 2010: nutriente, delicato, epidermico. (Miglior non-più-esordiente)
  17. L'editore, Nanni Balestrini, Derive Approdi, 2006: accerchiante, audace, difficile.
  18. La memoria dell'acqua, Fabio Veneri, Rayuela edizioni, 2012: radicato, generazionale, culturale.
  19. Watt 0,5, AA. VV., rivista edita da  IFIX e Oblique Studio, 2012: sinfonico, completo, altero.
  20. Rovina, Simona Vinci, Edizioni Ambiente collana verdenero, 2007: sentito, mappante, limpido.  
  21. L'arte della fame, Paul Auster, Einaudi, 2002: stimolante, intellettuale, pacato.
  22. Sbarcare il lunario, Paul Auster, Einaudi, 1997: rivelatorio, nitido, tenero (Consigliato agli aspiranti scrittori).
  23. Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione, J.D. Salinger, Einaudi, 1965: morbido, amichevole, balsamico (Consigliatissimo! specie se siete in un momento difficile).
  24. Pesci, Evelina Santangelo, :duepunti edizioni, 2011: attuale, visivo, umanitario.
  25. Oggi e dopodomani, Patrik Ourednik, :duepunti edizioni, 2011: caustico, irriverente, metatestuale.
  26. Opere, Epicuro, editori Laterza, 1975: placido, innalzato, logico.
  27. Humpty Dumpty di Lewis Carroll nella trad. di Antonin Artaud, Einaudi, 1993: brillantemente riuscito (questo libro fa parte di una collana che si propone di mettere su due facciate tre lingue che seguono la stessa storia. 
    È un esperimento, che io sappia, da nessuno in Italia tentato e portato avanti, anche se in realtà utilissimo per studiosi e appassionati). 
  28. Poesie, E. E. Cummings, Einaudi, 1998: intenso, stravagante, tenero.
  29. Poesie, Guido Gozzano, L'Unità | Einaudi, 1993: bislacco, ritmico, ritroso.
  30. Teneri Bottoni, Getrude Stein, liberilibri, 2006: noioso, inconsistente, cervellotico (Unico libro abbandonato quest'anno, anche grazie alla pessima nota introduttiva. Sconsigliatissimo!).
  31. Costola n.1, AA. VV., rivista della Casa Editrice Gigante, 2012: universitario, caustico, punk.
  32. Garibaldi fu ferito, e noi?, Paolo Nori, il sole 24 ORE, 2012: attento, tortuoso, toccante.
  33. Il mio regalo sei tu, Sarah Spinazzola, Marcos y Marcos, 2012: scanzonato, tenue, liquido.