La
Finestrina
Chi
vive lassù, in alto, abbandonato e pur vorrebbe ogni tanto mantenere
in qualche modo un rapporto col prossimo, chi, tenendo presente i
mutamenti della giornata, del tempo, delle relazioni professionali e
cose simili, vuol vedere comunque un qualsiasi braccio a cui potersi
attaccare non potrà fare a meno, per moltissimo tempo, di una
finestrina. E anche se proprio non avesse bisogno di niente e si
avviasse verso il davanzale come un uomo stanco, levando
continuamente gli occhi dalla terra al cielo, e anche non volesse e
se ne stesse con la testa un po' spostata all'indietro, comunque i
cavalli lo trascinerebbero giù con loro nella interminabile sequenza
delle vetture e nel fracasso e così finalmente dentro la concordia
umana.
Precipitato si, ma illeso! Un mare di braccia che si tendono per non farti spiaccicare al suolo, che ti accolgono in un abbraccio che può anche diventare tutto un botto, uno strangolamento, uno spappolamento di ossa. Chi può dirlo? Il passo è breve, l'animo umano è insondabile. Per un Natale con una punta di amaro.
RispondiEliminaCavoli Mina! Sai che hai ragione? che capita sempre che quando precipito c'è sempre qualcuno che mi evita di spiaccicarmi. Il mio Natale è sempre un po' amaro (perché lavoro, ma va bene così). Auguro a te e a chi legge delle buone feste in dolce compagnia, magari anche solo di una storia che abbiamo atteso tutto l'anno prima di poterla leggere con calma.
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