domenica 6 gennaio 2013

Una fiaba dal Natale alla Befana: Sul fondale (3)

Riassunto delle puntate precedenti:
Si chiama Pietro Specifico ma i compagni di classe, carogne, lo chiaman Pilone. È entrato nel mare per scoprire perché va a fondo. Prima puntata disponibile qui. Seconda puntata qui.

E Pietro continua la sua discesa.
La sabbia diventa più dura quando c'è da tirare fuori il piede, l'acqua più fredda e densa. C'è sempre più buio ma i tubi di gomma incastonati e galleggianti dietro Pietro funzionano.
Forse avresti potuto mettere qualcuno a guardia del carretto e del tubo, stai pensando in questo momento Pietro eh? Magari qualcuno come Victor Ugo Malinconico... ma si sarebbero accorti di Victor, anche se è così pallido che si mimetizza con gli scogli, perché a volte manda dei sospiri così forti che li sentono anche le talpe in amore, e così l'avrebbero scoperto, poi l'avrebbero svillaneggiato e depredato, e allora addio carretto, e addio segretezza, addio Pietro e addio all'operazione "In Fondo Al Mar" (Sì lo sai benissimo che è un titolo del cavolo ma dopotutto c'hai dodici anni e che altri punti di riferimento puoi avere a dodici anni, a parte la Disney e il National Geographic?)

Sirenette e tritoni a parte, ci sono però un sacco di altri pesci intorno a Pietro, pesci che ha sempre visto in acquari tristi e appannati dei ristoranti o nei banchi refrigerati dei supermercati. Ma vederli vivi, vederli muoversi, ne converrete, è tutta un'altra cosa. Un po' come quando la nonna ti fa vedere le foto da giovane e tu mica ci credi che sono la stessa persona. E poi quel gambero di prima, che parlava addirittura...

Un polpo, più curioso degli altri, con quel suo andare molleggiato, che se fosse su terra striscerebbe, s'avvicina. E parla. Con voce di ragazzina!
"Ciao, io sono Flauta. Tu chi sei?"
"Ciao Flavia, mi chiamo Pietro, piacere"
"No, no, non Flavia, Flauta. Flavia è mia cugina, o era mia nipote, o mia cognata..."
E mentre il polpo, che a sto punto, per correttezza, possiamo chiamare polpessa, si perde a pensare, i suoi tentacoli, come in preda a tic nervosi, non la smettono di girare e turbinare in scatti improvvisi, al punto che Pietro non sa se scansarsi  o ridere.
"Dunque, c'è mia sorella Traversa, poi c'è Ottavina, la figlia di Fagotta e Oboe...poi c'è Clarinetto, ma lui è un maschio...beh, non importa, n-non ricordo, ma tu, come ti chiami tu? tu chi sei? cosa ci fai qui?" conclude interrogativa Flauta mentre quattro tentacoli puntano Pietro da tre angolazioni diverse e due formano due punti interrogativi speculari.
"Io mi chiamo Pietro, sto cercando di arrivare in fondo al mare."
"Fiiiiu! Questa è bella! Però, non c'avevo mai pensato. Chissà com'è il fondo del mare?" dice Flauta mentre ora quattro tentacoli continuano a disegnare punti interrogativi e due si grattano la testa. "Posso accompagnarti?"
"Certo, con vero piacere!" risponde cortese Pietro.
Per un po' proseguono in silenzio poi Flauta, che dall'aumentare dei tic tentacolari, Pietro poteva immaginare covasse qualcosa, sbotta ed esclama: "Ma che noia! ma te non ti sei già annoiato? Uff! Io in tutto sto tempo avrei potuto fare dieci cose, forse anche venti, e invece no, siam qua, a scendere verso lo scuro... e io non so nemmeno il perché! te lo sai Pietro?"
"No!"
"E allora cosa scendi a fare?"
"Non so, penso che lì troverò una risposta."
"Ma sei sicuro? io avrei già cambiato parere trenta volte, e solo dall'ultimo gruppo di anemoni che abbiamo appena passato. Che noia! Andiamo a cercare i cavallucci marini?"
"Ci possono aiutare?"
"Temo di no."
"E allora no." dice risoluto Pietro, che quando c'è da esser deciso e fermo, non ha rivali.
"Allora facciamo un castello con i coralli della barriera! Oppure giochiamo alle razze e ci copriamo di sabbia e quando passano vicino i totonnipaperette, sbuchiamo fuori e li spaventiamo! dai dai!"
"No, devo andare in fondo al mare, e devo fare in fretta prima che i miei tornino dal lavoro."
"Uff, sei proprio noioso...e monotono... e stufoso..." dice Flauta con i tentacoli che si trascinano controvoglia.
Di colpo, un ombra grossa passa sopra il duetto, Pietro non se ne accorge ma Flauta si immobilizza all'istante. Pietro fa ancora qualche passo ma capisce che non c'è più Flauta al suo fianco, si volta e la vede ferma, fissa, una statua. Ora sì che sembra quelle cose strane viste sui banchi frigo refrigerati! Non fosse per tutti quei tentacoli sparati che la fanno passare per un asterisco.
"Beh?" chiede Pietro "Cosa fai? ti fermi lì? non mi fai compagnia?"
"N-no Pietro, è che mi è venuto in mente che abbiamo le prove con l'orchestra e devo subito tornare a casa, scappo, stammi bene, ciaoooo" dice già lontana Flauta a un Pietro sinceramente stupito e un po' deluso.
"Bah!" dice Pietro più a se stesso che all'acqua "Mai conosciuto un animale così confusionaria, così casinista, così incostante, anche se in effetti è il primo polpo, pardon, polpessa che conosco, magari gli altri son peggio...see, ma quando mi ricapita di parlare con una polpessa...andiamo avanti, va là..."
E mentre ricomincia un ombra ora più vicina gli passa sopra. E stavolta se ne accorge. E inizia a pensar male. E che altro che Victor Hugo Malinconico, doveva prendere in prestito forzato una bella fiocina dal garage del signor Cabasisi, altroché. E l'ombra è tornata a passare, più bassa e più vicina, e Pietro non osa alzare lo sguardo.

"Ciao..."
Alle spalle, una voce stridula, acuta, sgradevole. Incastonata in uno squalo bianco di qualche quintale, che sta puntando Pietro. Pietro sbarra gli occhi. Senza parole. Senza fiato. Lo squalo è a un centimetro. Un colpo di scarto e lo striscia. Mentre lo sorpassa Pietro lo segue e si gira. Ipnotizzato. Sa che è sempre meglio guardare il pericolo in faccia, ma lo sta facendo per il terrificante stupore di trovarsi vicino al killer degli abissi, la macchina di morte e distruzione degli oceani. Mr. Nessun sopravvissuto. (Pietro nei film tifava sempre per lo squalo, pace all'anima di Spielberg).
"Cosa ci fa un piccolo umano, tutto sperduto, in fondo al mare a quest'ora? Ti sei perso piccolino?" e sganascia un sorriso, lisciando di nuovo Pietro che ora è davvero un pilone di paura e venerazione.
"N-no n-no, signor Squalo, sto andando in fondo al mare."
"Non chiamarmi Signore, per carità. Chiamami Pasqualo. E tu, giovanotto? come fai di nome? giusto per scriverlo sulla lapide. ahahahhah" e intanto i cerchi intorno a Pietro diventano piccoli, sempre più piccoli.
"eh-eh-eh. Divertente. Mi chiamo Pietro...cioè mi chiamo Pilone, son un pezzo di pietra e sto scendendo a incontrare i miei amici" ancora più piccoli.
"Oh, ma davvero? un pezzo di scoglio che a va a trovare gli amici, per cena? no  perché se è così sei il vero...convitato di pietra! ahahahahhahah-oooooo-ahahahahahhah" Se ve lo state chiedendo, sì, gli squali fanno un baccano pazzesco quando ridono. Quattro file di denti. Non riescono mai a gestirle bene, sopratutto quelle più in dentro. Ora Pietro è circondato dai fianchi immensi di Pasqualo.
"Eheh! bene, m'hai fatto ridere, ma ora, bando alle ciance, non c'è più tempo, ti devo mangiare...il tempo non è denaro, è vita, che non va sprecata, va assaporata, ogni giorno, ogni ora, ogni istante, anzi va addentata, ihihihih."
"No!" grida irremovibile Pietro "Non farlo! Sono davvero una pietra e ti rovineresti i denti. Guarda, vedi? resto immobile e la corrente non mi muove, resto sul fondo. io sono un Gargoyle e dopo dovresti mettere l'apparecchio. Alla tua età... Sai che figura davanti a tutti gli altri del branco? Già ce li vedo Ehi Bruno, hai sentito di Pasqualo? Chi quello che s'è mangiato un sasso? Sì, ora che non c'ha più i denti, toccherà imboccarlo? Imboccarlo? ma non s'è mai visto uno squalo che si faccia imboccare? Sì ma dai, adesso gli facciamo uno scherzo, avvisiamo gli altri, gli portiamo dell'intonaco e poi giù a ridere"
"Uhm, sarebbe proprio uno scherzo da Bruno... mi domando dove tu lo abbia potuto conoscere. E anche se dovrei tentare..." E qui Pietro si ritrova per metà dentro la bocca spalancata di Pasqualo "caro sassolino semovente, ti lascio andare."
"Grazie Signor Pasqualo!"
"Uhmf, grazie... non dire grazie, dì che non mi hai visto, ho una reputazione io..."
E con quattro pinnate l'equivalente di un carrarmato, ma ben più cattivo e dal design più efficace, sfreccia via lasciando Pietro inebetito.
La proverbiale vita davanti era durata dieci secondi ma per via che il cervello pensava di avere più cose e non le trovava distratto com'era, gli ultimi tre secondi alla fine erano numeri di conto alla rovescia da cineforum.
Devo farmi dei nuovi ricordi - pensa Pietro mentre stacca di mezzo millimetro una gamba dal fondale - ma come quest'ultimo incontro, proprio no, grazie..

(fine terza puntata)



  

Nessun commento:

Posta un commento

Le opinioni si riproducono per divisione, i pensieri per germinazione.
Karl Kraus