martedì 5 marzo 2013

Prove Yourself (extended version)

Mettersi alla prova
Il brano che segue fa parte di un piccolo esperimento di scrittura collettiva aggregato da quei matti di Mumble: ( nessuna pausa, il nome è proprio così Mumble+duepunti, sempre per loro mi ero addentrato nel campo dell'eros) chiamato Auguri Pablo! in onore dei vent'anni dall'uscita di Pablo Honey dei  Radiohead. La versione che trovate qui, non son riuscito a contenermi, è quella che sfora il limite di 200 parole. Le altre canzoni invece, son stati più bravi, andatevele a leggere.


Prove yourself

Non l'ho mai ascoltata. L'ho scelta solo sulla base del titolo.
Prove yourself, mettersi alla prova. Che è quello che sto facendo.
Anche perché i Radiohead non li conosco molto. Mai preso cd, mai copiato cassettine (dato utile alla mia identificazione anagrafica), mai masterizzato l'originale, mai visto concerti.
Solo videoclip su videomusic (altro dato utile) ed mtv. Sopratutto Just che mi ha completamente lasciato basito, Karmapolice che ogni volta mi ci incollavo davanti perché speravo finisse in un modo diverso e il cartone animato lisergico di Paranoid Android. E No surprises.

Ascolto.
L'inizio mi sembra Heart of Gold di Neil Young (ma quanto sono vecchio?), chitarrina e voce, poi esplode il distorto malato che ti dice, Ok sono gli anni '90, anzi, inizio anni '90, pochi cazzi. Definirlo non è facile, dopo ci provo. Strofa, ritornello, strofa ritornello, poi l'assolo di chitarra smiagolante, una tamburellata crescente e il ritornello di chiusura. Ma tutto così prima repubblica che quasi mi chiedo dov'è finito il mio fruttino Billy.

Che fossero così depressi in U.K., mentre noi, nonostante il crollo del muro, ci avviavamo con la gioiosa macchina da guerra di Ochetto a perdere delle altre elezioni, non lo potevamo mica capire.
E però avevano ragione loro.

In quegli anni lì insieme con gli amici avevo appena scoperto il grunge, i Pixies, i Fugazi, i Jane's Addiction, ma era tutta roba targata U.S.A., anche se ancora adesso non so perché tutti, ma tutti tutti, in quel famigerato 1992 come regalo di compleanno abbiamo ricevuto The Spaghetti Incident? dei G'N'R, che se lo rimetto su un paio di canzone potrei pure ricantarle a memoria.
When you walked out on me / In walked ol' misery / And she's been here since then”
Altro che lezioni di lingua inglese alle medie. Sì, ok, erano cover, ma noi mica lo sapevamo ancora. Mica li leggevamo i bugiardini coi credits e i nomi. Wikipedia era ancora da venì.

Ma torniamo ai Radiohead, che, ora che siete arrivati fin qui, posso confessarvelo, li ho sempre trovati troppo disturbati e borderline, senza l'enfasi del rock e il pensiero punk e autodistruttivo del grunge, troppo dimessi e malaticci, fino a quando non ho visto No surprises, con la faccia di Tom Yorke dentro uno scaffandro e l'acqua che sale. E io mi ricordo, ero davvero ipnotizzato da quella faccia sbilenca, da Vincent van Gogh del XX secolo, che urtava contro il mio piccolo fascistico senso estetico simmetrico (non pensavo di averlo). Poi mi sono staccato dal tubo catodico e ho detto ad alta voce Ma come si può essere così? Con la faccia fatta così? L'ho chiesto alle cose di casa, ero da solo, dovevo fare i compiti.
Prove yourself.
Mi sono avvicinato allo specchio, come la strega cattiva di Biancaneve, ho notato per la prima volta il leggero svasamento tra le due orbite oculari, come due terreni che hanno la stessa dimensione ma una impercettibile ma innegabile pendenza. Da quel giorno, questa cosa l'ho poi notata in tutti gli essere viventi, umani e animali. L'ho trovata anche tra i pesci. E l'ho chiamata Sindrome Tom Yorke. Spero non gli dispiaccia. 

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Karl Kraus