lunedì 28 maggio 2012

Back to school 1: La Lettera al Direttore


Caro Direttore di Rara Avis,
seguo ormai da anni le vostre pubblicazioni, seppure alquanto saltuarie e volatili.
Mi permetto dunque, confidando di trovare in voi un interlocutore acuto e solerte, di sottoporre alla sua attenzione un fenomeno endemico che sto riscontrando coi miei occhi, anche se temo, data la velocità di espansione e il numero dei casi, ormai già inarrestabile.
 Si potrebbe ipotizzare che sia tutta colpa di Mendel, coi sui bacelli, coi suoi piselli, i suoi geni lisci o ruvidi, ma in realtà tutto è cominciato da prima di lui e ormai è troppo tardi. Potrei quasi certamente dire: Après nous Le Déluge! 
I professori universitari, la nostra millantata upper class, persino il popolino demi-istruito dei laureati, vanno propalando in giro che stiamo assistendo a un imbarbarimento della civiltà, a una regressione sociale e dei rapporti tra persone, i quali non poggiano più sulle solide basi del rispetto delle istituzioni e delle differenze di classe, mentre accadimenti quali l’analfabetismo di ritorno e la violenza delle giovani generazioni sono da imputare alla globalizzazione e ai sistemi di comunicazione ed intrattenimento. Tuttavia essi si sbagliano, non colgono la causa scatenante, il coperchio del vaso di pandora, forse per le sue origini opache, mentre il sottoscritto, modestamente, sì.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal principio:
Nel 1804 Napoleone Bonaparte promulga l’editto di Saint Cloud, nel quale si obbligano le città e per estensione tutti gli agglomerati urbani ad estromettere dai centri storici i cimiteri e i luoghi di sepoltura in genere. Non credo si tratti di un ironia del destino che un essere dal nome così ferino, un parvenu, sordido profittatore dell’uragano della ghigliottina, abbia promosso un’azione così contraria al genere umano. Infatti, seppur abbiamo favorito una maggiore igiene ci siamo esposti a un rischio geneticamente e biologicamente spaventoso. Monsieur Lavoisier, forse anche come sottile critica alle teorie giacobine del suo periodo, già da qualche anno prima dell’editto, sosteneva che “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Pertanto, mentre le spoglie dei nostri avi, distanti dai nostri affetti e dalle nostre dimore, lentamente, nell’arco di decadi, si fanno pulviscolo e fuoriescono dai sepolcri per disperdersi nel vasto mondo, i piccoli resti dei nostri adorabili animali da compagnia, collocati sotto appena trenta centimetri di terra nei nostri giardini padronali, sprovvisti di bara, indumenti e trattamenti estetici post-mortem, possono, nel volgere di pochi giorni (specialmente se piovosi) tornare a contatto con la superficie e ritornare così nel ciclo della vita, e più precisamente a contatto con gli ambienti frequentati dai nostri cari.
Questa riflessione, confesso, a prima vista orripilante, ha trovato in me sempre più conferme nonostante i dinieghi e le facili ironie dei frequentatori del salotto culturale della Contessa Alma Agazzotti Segugi. Ma ritengo che anche questo faccia parte del processo da me qui ipotizzato: essi infatti, nessuno escluso, sotto il brillante eloquio e la ricerca del sublime, dello Spleen, degli splendori dell’ancien regime, celano abilmente il desiderio impulsivo alla copula, che subitaneamente ci riconduce alla natura bestiale dell’uomo.
Proprio la casuale intuizione, qualche mese fa, di una fortissima somiglianza tra il pelo azzurrognolo presente a bella posa sulla gota destra di Ursula, figlioccia della Contessa Agazzotti Segugi, e il manto fulvo della compianta Armanda, gatta soriana prediletta dalla padrona di casa, mi fece balzare dalla chase lounge durante il tè. Nei giorni successivi non potei negarmi l’evidenza di un’uguaglianza così patente tra gli occhi glauchi e opachi del fu cocker spaniel dei Locustas e lo sguardo assente e sfuggente di Fitzwilliam, l’ultimo nato nel casato. E poi come tacere della lingua velenosa e biforcuta con cui il maggiordomo GianSergio accoglie gli ospiti in casa dei baroni Salamandrei o della risata sguaiata e rumorosa della Marchesina Patrizia Pamela Cammelli, che ricorda in modo così preciso i versi del Gorilla Cafiro, salvato una decina d’anni fa da un circo allo sbando tramite un’asta di beneficenza in collaborazione coi benemeriti Tapiros Club.
Caro Direttore, Lord Von Ovini Klausewitz, come comincerà a scorgere ben presto anche lei stesso, la tanto millantata degenerazione dei costumi e della società non avviene per fattori culturali ma per mera ricombinazione biologica. Stiamo ridiscendendo l’arco, stiamo tornando verso la scimmia, ma attraverso una modalità che nessuno poteva immaginare. Il processo procede con lenta ma inesorabile avanzamento geometrico insinuandosi nel processo  generativo in un punto dove noi non possiamo intervenire e il diretto coinvolgimento dei nostri discendenti ci rende impossibile o difficoltoso una scelta eugenetica (così cara a noi aristocratici) in grado di ripristinare l’ordine e la purezza.
I miei stessi nipotini Bruno e Stella De Pooh, che sto attualmente ospitando per le vacanze estive, sono cresciuti nei pressi di uno zoo di Berlino ed ora procedono forsennatamente a quattro zampe alla ricerca di miele o dolciumi vari e si ergono sulle zampe posteriori solo nei momenti di lotta. Considerando che l’unico atteggiamento conservativo contro i plantigradi è quello di stare sdraiati immobili, da sotto la mia scrivania, ho cominciato ed ora concludo questa lettera nella speranza di un suo valido aiuto.
Resto pertanto qui, immobile, in attesa di un suo bramito, ehm, volevo dire, cenno di risposta e le porgo
Cordiali Saluti

Ser Manlio Pucci, Conte di Whiskas




Questo è solo il primo di una serie di compiti svolti negli anni scorsi mentre frequentavo i corsi della Scuola Elementare di Scrittura Emiliana con Maestro Unico Paolo Nori. Ogni lunedì, in suffragio alle mattine che tutti noi abbiamo sacrificato al sonno o al vagabondaggio per andare a scuola, pubblicherò qualcosa: Back To School. 

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Karl Kraus