mercoledì 23 maggio 2012

Di là

Dopo aver passato la settimana scorsa a ristrutturare e imbiancare il bagno.
Dopo aver pulito in questi giorni dalla polvere che ha invaso tutte le altre stanze.
Dopo aver aiutato la signora che abbiamo chiamato come specialista per intervenire di fino su tapparelle, tappeti, porte a vetri, fughe tra le piastrelle.
(Si vede che al momento sono disoccupato, eh?)
Dopo aver infine contribuito al momento da quiz in cui la signora, smontando e riassemblando il vaporetto come un provetto marine, mi chiedeva, somministrandomi un manuale trilingue d'istruzioni in bianco e nero con figure ai profani tutte uguali, quale spazzola fosse più indicata per il nostro tappeto in sala?..., 3, 2,1, Non lo so. Tempo scaduto.
Finalmente una pedalata a prendere un po' d'aria e a fare la spesa.
Di ritorno, ormai sta calando il sole, scopri che nel piazzale del quartiere dove vivi, che non è Correggio, dista quattro minuti di bici dal portone del municipio ma chi abita qui da una vita, per dire che va in centro non dice Veh! vado in centro, no, dice Veh! vado a Correggio... comunque, nel piazzale del quartiere, che non è Correggio, trovi assembramenti sospetti di gente varia, pensi alla politica, pensi a un raduno di appassionati di moto, di vespe, di R4, di  trattori. Arrivi persino a pensare, Ecco, adesso si dispongono per bene, tutti a distanze variabili ma equidistanti tra di loro, e cominciano tutti a fare Tai Chi.
Per fortuna non succede.
Succede di meglio.
Molti si mettono intorno a far da spettatori, gli altri si dividono in due parti, poi tirano fuori una fune da traghetto e cominciano a tirarla di qua e di là e a fare dei versi, che pensi subito Sono proprio fortunato a vivere in un quartiere che c'ha questi appassionati tra i suoi abitanti.
Tra il municipio e casa, per un paio di chilometri credo, c'è il parco comunale, verde, bello, pulito, alberato, collinato, con sentieri in mattone e lapidi alla memoria, magari un'altra volta ve lo racconto meglio.
Per dove passo, che non vengo dal parco, c'è una strada abbastanza trafficata che da un lato costeggia il parco, dall'altro un'area residenziale.
Tra il parco e la strada c'è una simil pista ciclabile, una di quelle cose senza colori o cartelli, una striscia di asfalto tra il verde acceso tipico da parco e il verde tipico da aiuola spartitraffico che, essendoci subito la strada, è un verde molto smorto. Mi son sempre chiesto chi fa queste asfaltate qua. Son gli stessi che fanno la strada? Passa di lì un ciclista e gli urla Oh! finché ci siete, date un bel colpo anche qua? e loro Va bene, adesso vediamo quanta ce ne avanza! Oppure è gente decisa e organizzata che lo fa solo di notte? che prepara il bitume e il catrame silenziosamente e poi colpisce rapida e furtiva facendosi schermo con un po' di macchine con le frecce, magari fingono pure una festa oppure un mega tamponamento con tanto di finte litigate, a basso volume per non svegliare davvero i vicini, tanto alle 4 di notte non c'è molta gente che passa e quella poca che passa si ritrova davanti ai finestrini delle facce stirate e strabuzzanti che però non emettono suoni. Se è vero, oltre che a imparare come fare l'asfalto dovran fare dei corsi anche per questi playback, che non mi sembrano facili.
Ma torniamo a noi.
Ora, sei lì, su quella striscia di catrame, che c'ha già tutte le crepe delle radici degli alberi (Dopotutto, non han mica fatto un bel lavoro quegli asfaltatori notturni...) tutto teso perché hai voluto fare l'ecologico, con la bici del nonno della morosa, che ha il manubrio stretto e le tue sporte di tela, portate da casa, sempre più ecologico ma sempre più rischio catapulta coi raggi della ruota  e voltare è già quasi far testamento, perché il manubrio e le sporte in conseguenza captano la direzione del tuo sguardo, neanche lo sforzo dei muscoli o l'intenzione dei nervi, basta un occhiata e virano verso il bersaglio.
E mentre sei lì, a chiederti che bel mese è maggio anche se piove e al contempo ti chiedi quale sporta salvare in caso di sciagura, ciliegie e uova o birre e mozzarelle di bufala, oppure da usare come airbag nel caso cadessi in strada mentre gli onnipresenti suv del paesino sfrecciano come se andassero ad acqua del rubinetto e non a benzina, nel verde del lato spartitraffico qualche metro più avanti vedi tre oche, no sono a macchie, sono tre anitre selvatiche, immobili. Nonostante il traballamento bici+spesa+crepe, azzardi uno sguardo a giro mentre le sorpassi: sì son proprio anatre e stanno dormendo, a mezzo metro dai rombi dei suddetti suv. E mentre ti chiedi come fanno ad essere arrivate fin lì e perché hanno scelto proprio lì, quella zona lì, come posto sicuro per dormire, alzi lo sguardo e oltre le macchine che han sempre fretta di arrivare a due minuti da lì, oltre la strada, ne scorgi altre cinque o sei di anatre, che però sono in movimento queste, disposte come lo sono in volo, come gli squadroni. E ti chiedi come fanno, a essere già di là.

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Karl Kraus