venerdì 19 ottobre 2012

Per Amore di Bacco: reportage autunnale, con foto (parte seconda e ultima)


(il reportage inizia qui: Parte 1)

Capisci che sei in un posto di lavoro da uomini quando tutti, dal primo all'ultimo, vi sgarullate e mettete a posto i gingilli in ogni frangente, senza remore, senza troppi pudori. Capisci che ormai è una cosa che va al di là dell'orario di lavoro quando le rare volte che esci in tempo per andare a fare la spesa, senza pensare, mentre valuti l'acquisto tra crakers e grissini o altri succedanei del pane, ti chiedi perché la manager con l'auricolare lì accanto ti sta squadrando male, poi ti accorgi che inconsciamente una tua mano sta placidamente “mescolando le carte in tavola”. Capisci però che stai esagerando quando ti gratti in mezzo all'unica porta del capannone, che davanti ha un intero piazzale, ma purtroppo è in perfetta linea retta con la finestra del laboratorio dove la giovane chimica occhialuta, a braccia conserte, sta guardando. E capisci perché al mattino non ti saluta.

Ogni azione meccanica dentro questo mondo meraviglioso è principalmente basata sulle pompe, miracolosi artefatti in grado di spostare quintali e quintali (sì, lo so che tecnicamente stiamo parlando di sostanze liquide, ma qui, quando ancora non è vino al 100%, si usa ancora il sistema metrico delle sostanze solide) di vinacce, graspe, acqua e liquidi refluii delle lavorazioni. La pompa che ogni giorno mi manda l'uva da filtrare dentro la cisterna, molto emilianamente, si chiama Gioiello, agevoliamo la foto:



E non ci si azzardi a dire che le pompe sono tutte uguali, che dopo si offendono e vanno in malora, no. Ognuna di loro ha il suo stile, il suo background, il suo ritmo, il suo groove. Col passare dei giorni troverete sparse per tutta la cantina la pompa valzer, la pompa drum&bass, la pompa funky, la pompa samba. L'ultima che ho individuato aveva esattamente il giro di questa canzone qui

Ci sono poi i tubi, tubi del 50, dell'80, del 100 (non chiedetemi nello specifico perché oltre non mi è dato dimandare), che portano in giro tutta questa gigantesca mole di liquidi semisolidi, un giorno ho individuato una piccola pozza e guardato il tubo lì vicino. Numi! Due zampilli! Di questo passo la cantina diventerà un deserto! Solerte e fiero, come il proverbiale bambino con la diga olandese, pongo indice e medio sui buchini e chiamo aiuto: devo aver salvato almeno una bottiglia di salamino.

Quando c'è da pulire i serbatoi all'interno e allora entri e lavi queste altissime sponde di acciaio lucido e fresco, ti potrà capitare di toccarne una con le chiavi dell'auto, sentirai allora propagarsi per tutto il circolo metallico un suono da space invaders. Anche se fuori, i serbatoi, hanno ancora le impronte belle nitide delle botte del 20 e 29 maggio di quest'anno:


E pensi anche che, se non avessero retto, San Marino sarebbe diventata la Venezia del vino e i gondolieri avrebbero fatto a gara per pagaiare su questo mare profumato, poi ci ripensi e ti dici che è andata bene così, e basta.

Gli insulti più gettonati, perché ovviamente la gran parte di noi stagionali stiamo lì per poco, e ovviamente non sappiamo bene cosa stiamo facendo, sempre, in ogni momento, e ovviamente facciamo danni, ha una sua intrinseca specificità col luogo:
3°: Vai un po' a giocare alle parallele sulle pensiline in cima ai serbatoi, và...
2°: Buttati dentro una vasca che ti facciamo nuotare un po' a rana. (Le vasche ovviamente sono bolle di cemento armato interrate con 2 aperture piccole il giusto per vederci dentro a fatica ma larghe il giusto per finirci dentro come nelle gag di Stanlio e Olio.)
1°: Peggio di te, c'è solo l'anidride solforosa! (insulto magno, giacché non v'è odore più aspro e raschioso, cagevole - nel senso di vomitevole - dell'anidride solforosa)
Inoltre, più è alto il grado di chi ti insulta, maggiore è la stima che i tuoi colleghi avranno nei tuoi confronti. Infatti, come nell'Amleto di Shakespeare, l'insulto del capocantina è complimento da re.

E poi, alla fine della fiera, ho sempre voluto lavorare almeno una volta in un posto dove se apri un rubinetto, le gomme dell'acqua, per la pressione schizzano e sguisciano impazzite come nei film muti di Charlie Caplin e Buster Keaton, anche se certe sere al tramonto, mica sempre ma certe sere, al tramonto, il Cielo sopra la cantina, quando siamo tutti stanchi ma contenti, soddisfatti e consapevoli che stiamo rendendo un grande e piacevole servizio alla comunità, ci ringrazia così:
(fin)

Nessun commento:

Posta un commento

Le opinioni si riproducono per divisione, i pensieri per germinazione.
Karl Kraus