lunedì 12 novembre 2012

Perché io

Ecco! Ma perché io? 

Ci mancava solo il sole in fronte, caldo e spiccicato, che devo arrivare a casa con questa bici, la Gloria, che l'ho trovata appoggiata a un palo lì vicino a dove lavoravo l'altra estate, libera, aperta, sconsolata. 
Ma era così calda e appiccicosa anche l'altra estate? Un altro po' e sudano anche le piante, le foglie e tutta l'erba, e ho pure dimenticato gli occhiali da sole. 
Poi spunta sempre fuori mio fratello, che vuole il prosciutto crudo fresco, sì devo ricordarmelo altrimenti apriti cielo, quello di due giorni che già non gli va più, dice che sa di vecchio, che non è buono... E te lo credo! lo lascia sempre aperto, senza busta e fuori dal frigo!
Se poi penso che fino a due anni fa si sbafava solo il prosciutto cotto, che a noi in casa sembrava quasi un alieno, tutti a mangiare il crudo e lui lì col cotto, che si sa, non è proprio il più genuino, il più naturale, ma quello non dura settimane, dura secoli, quello sì che lo mangiava comunque, senza storie, era solo suo mentre alla Gloria, che la usiamo un po' per uno, c'ha dato con lo spray verde fosforescente, e anche del nero, il nero davanti, il verde dietro, nero e verde che adesso, più che una bici, sembra un ramarro gigante.

E allora, perché io? se manca tutto in casa, naturale, Esci tu? Nono, esco io, in bicicletta perché mi sono imposto che se non sto lavorando non spreco benzina così, per pigrizia, che andare al supermercato saran meno di due chilometri e mi fa anche piacere passare per il quartiere, così fermo, riposato, in quiete. 
All'andata.

Adesso invece, al ritorno, con la spesa messa sul cestino davanti, cestino doppio, perché quello vecchio traballa ma non siamo ancora riusciti a svitarlo e allora ho messo quello nuovo, di metallo, senza buchi, sopra a quello di vimini, bucato, sbrindellato, colorato di nero, e tutto oscilla come in una babele gastronomica e intanto che esco dal parcheggio e mi metto in strada c'è uno che saluta, sobrio, col finestrino abbassato, fa ciao con la manina, bassa bassa, come se non volesse disturbarmi la concentrazione in questo esercizio acrobatico di alta scuola, e allora io dico Ciao! mentre mi passa vicino anche se non lo conosco, perché son sicuro che non lo conosco, poi guardo meglio mentre mi scorre davanti e vedo che invece sta salutando lo specchietto laterale e infatti sta salutando quello in auto dietro che anche lui, col braccio fuori saluta, e niente, avessi avuto gli occhiali da sole avrei fatto finta di niente, ma succede, e allora appoggio sull'asfalto il minicarrellino portatile che la nonna ci ha prestato per queste occasioni, ma che per fortuna non mi è servito, epperò lo devo riportare a casa e poi lo devo oliare perché il suo cigolio sta aizzando tutti i cani del vicinato, che proprio deve essere un ultrasuono molto particolare perché non me ne scappa uno! incredibile quanti cani siano nascosti dietro a tutte queste villette, casette, case bifamiliari, perfino dai balconi dei condomini, saltan tutti fuori, son tutti qui a farmi il corteo, come quando passa il presidente o muore qualcuno di famoso e tutti si sporgono dalle case con le facce pensierose, i bambini in braccio alle mamme, i padri con le facce serie, compite, proprio da padri di famiglia appunto, e così alla fine, a mezzogiorno spaccato d'agosto, nessuno in giro ma coi cani tutt'attorno, con una mano sul carrellino, l'altra sul manubrio, con davanti la pila di succhi-di-frutta, tè-in-bottiglia, insalata, carciofi-sott'olio, acciughe-sott'olio, pomodorini-sott'olio, melanzane-sott'olio, funghi no, funghi freschi mi raccomando, detersivo piatti e ammorbidente, pollo arrosto, patatine, prosciutto crudo, sì l'ho preso, e baguette che mentre pigli le cunette devi sempre pregare che non finiscano nei raggi, sorridere da solo: perché io, penso a te.

Questo miniraccontino l'ho composto in occasione di un concorso per Racconti Brevi a tema "Nel frattempo" promosso dalla Banca del Tempo e dal comune di Bomporto (Mo). Non ho vinto niente, ma il racconto mi piace lo stesso, così ve lo propongo.  

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Karl Kraus